di DENIS DIDEROT
adattamento Edoardo Erba e Silvio Orlando
con Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini
clavicembalista Simone Gullì
scene Giancarlo Basili
costumi Giovanna Buzzi
regia Silvio Orlando
produzione Cardellino srl
Voto: 7½ su 10
Un forte profumo d’incenso accoglie gli spettatori in sala stimolando il senso dell’olfatto ancor prima della vista. L’incenso, nella sua simbologia, purifica l’aria e la predispone all’incontro, in questo caso non con Dio, ma con la Ragione, con la Filosofia.
“Il nipote di Rameau”, portato in scena da Silvio Orlando e rappresentato all’Arena del Sole di Bologna, è infatti un testo satirico di uno dei più grandi filosofi del Settecento: Denis Diderot. Scritto nella seconda metà del XVIII secolo, è stato riadattato oggi per il teatro, attraverso una performance che ne rivela la sorprendente attualità e vivacità, anche grazie alla divertente e scanzonata performance dell’attore napoletano che ne ha firmato la regia e la riduzione del testo con Edoardo Erba.Tutta la pièce si consuma in un atto unico che vede il filosofo Diderot (interpretato da Amerigo Fontani) alle prese con una conversazione con il nipote di Rameau – un noto compositore del Settecento, clavicembalista e teorico della musica – attraverso la quale vengono snocciolate tutta una serie di riflessioni sulla vita, sulla moralità, sull’etica, sul denaro attraverso un gioco di opposizione che vede confutare teorie completamente opposte tra loro e inconciliabili eppure, per alcuni versi, entrambe credibili e plausibili.
Il colloquio tra i due protagonisti, che si svolge al Cafè de la Régence di Parigi, mette in luce le profonde diversità di opinioni e le visioni contrastanti su alcuni aspetti della vita come ad esempio il male e la malvagità (campo in cui secondo Rameau bisogna eccellere, altrimenti si resta dei mediocri) enfatizzando un’estetica del male raccapricciante per il filosofo, ma affascinante e non priva di senso; dopodiché si passa al suo opposto, ossia alla virtù: può davvero la virtù rendere felici? Oppure chi è retto e integro è in realtà destinato a soffrire in un mondo di corrotti? Il dialogo continua in modo sempre più coinvolgente e serrato, grazie anche all’innata vena comica di Silvio Orlando che restituisce una satira ironica, pungente e con tanti punti di connessione con lo stato del nostro Paese.
Anche la messa in scena è ben curata: le luci tenui e calde ricordano quelle delle candele e il clavicembalo in perfetto stile settecentesco, con tanto di decorazione bucolica, trasporta l’atmosfera rarefatta del caffè direttamente all’epoca in cui si svolgono i fatti.
Insomma una pièce davvero ben pensata e realizzata in cui lo scambio dialettico tra i protagonisti non concede, a chi ascolta, comode spiegazioni su alcune questioni fondamentali e porta lo spettatore, attraverso la dialettica, la satira e il sarcasmo, a interrogarsi e a trovare sinistre similitudini tra la società raccontata da Diderot e l’attuale.
Amelia Di Pietro
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