
La foresta dei sogni (The Sea of Trees, Usa, 2015) di Gus Van Sant con Matthew McConaughey, Ken Watanabe, Naomi Watts, Jordan Gavaris, Katie Aselton
Sceneggiatura di Chris Sparling
Drammatico, 1h 50′, Lucky Red, in uscita il 28 aprile 2016
Voto: 6½ su 10
Esistono due anime registiche per Gus Van Sant: c’è l’autore scabro, secco, raggelante e infinitamente interessante di opere come Belli e dannati, Last Days e Elephant, e c’è il mestierante dalle emozioni facili e ben narrate per film di grande successo come Will Hunting e Scoprendo Forrester. L’ultimo film del regista americano, La foresta dei sogni (deprimente titolo italiano per l’originale The Sea of Trees), già male accolto a Cannes 2015, appartiene purtroppo alla seconda categoria, quella più convenzionale e patinata, ma in alcun modo disprezzabile a priori.
Vi si narra del viaggio ai confini della morte di un professore di fisica (McConaughey), che vuole porre fine ai suoi giorni nella foresta di Aokigahara, sotto la vetta maestosa del Fujiyama. Qui incontra un altro aspirante suicida (Watanabe) e, tra flashback sulla sua infelice vita matrimoniale con la moglie (Watts) e sensi di colpa ancora vivi, entrambi cercheranno di trovare un motivo per sfuggire alla furia della natura.
Il film, sebbene le apparenze mortifere suggeriscano il contrario, è edificante al punto tale da far dubitare della firma in regia. La sceneggiatura di Chris Sparling (Buried – Sepolto) è assai modesta per ingranaggio e motivazioni narrative, incapace di fondere passato e presente e lacunosa nei caratteri, eccessivamente monodimensionali. Tra svolte imperdonabilmente posticce e un’abbondanza di fatalismi naturalistici degli di un cartone animato, però, passa in nuce un messaggio d’amore universale che forse per alcuni sarà il colpo di grazia finale, ma che invece risolleva, almeno in parte, le sorti di un film incerto e fragile, che poco aggiunge alla filmografia di Van Sant. Resta uno spettacolo visivo di straordinaria suggestione (la bellissima fotografia è di Kasper Tuxen), nobilitato dall’interpretazione di Matthew McConaughey che, in versione depressa, è ancora più affascinante.
Giuseppe D’Errico
Lascia un commento