
“KISS OF THE SPIDER WOMAN”
(“IL BACIO DELLA DONNA RAGNO”)
Liriche di Fred Ebb
Musica di John Kander
Libretto di Terrence McNally
Dal romanzo omonimo di Manuel Puig
Versione italiana di Andrea Ascari, Direttore Stefano Squarzina, Regia Gianni Marras, Direzione vocale Shawna Farrell, Coreografie Gillian Bruce, Scene e proiezioni TCBO dall’idea originale di Andrea De Micheli, Costumi Massimo Carlotto, Light designer Daniele Naldi, Sound designer Tommaso Macchi, Assistente alla regia Daniele Palumbo
Personaggi e interpreti
Donna Ragno / Aurora Simona Distefano, Molina Gianluca Sticotti, Valentin Brian Boccuni, Direttore del carcere Raffaele Latagliata, Esteban Cesare Soffiati, Marcos Marco Savorelli, Madre di Molina Francesca Taverni, Marta Caterina Gabrieli, Osservatore Amnesty Giorgia Visca, Fuentes, prigioniero Paolo Cantele, Gabriel Alessio Anselmi, Aurelio, vetrinista Pierluigi Cocciolito
Orchestra e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
in collaborazione con BSMT Productions
(Direzione artistica e vocale: Shawna Farrell)
Andato in scena dal 19 al 23 giugno al Teatro Comunale di Bologna
Voto: 9 su 10
Sono esattamente dieci anni che il Teatro Comunale di Bologna ha aperto le porte al musical e iniziato la sua collaborazione con la Bernstein School of Musical Theater. Sodalizio che nel 2009 iniziò proprio con il musical Kiss of the spider woman, di John Kander su libretto di Terrence McNally e liriche di Fred Ebb, Oggi, dopo una decade, torna in scena, nelle sale del teatro felsineo, questa bellissima storia densa di significato e reinterpretata, anche in questa occasione, con grande impatto visivo e con un’eccellente performance da parte di attori, cantanti, ballerini e musicisti.
Kiss of the spider woman è tratto dall’omonimo romanzo di Manuel Puig uscito nel 1976. Prima di diventare musical, questo splendido romanzo è passato al vaglio della pellicola: infatti, nel 1985 il regista Hector Babenco curò la trasposizione cinematografica con grande successo, tanto che William Hurt vinse l’Oscar come miglior attore protagonista. Anche grazie al film questo racconto ricco di sentimenti, di politica, di riflessioni e amore per l’arte, soprattutto cinematografica, è entrato nel cuore e nelle menti di moltissime persone. Fu solo all’inizio degli anni novanta che John Kander e Fred Ebb, autori di classici come Chicago e Cabaret, ebbero l’idea di trarre un musical dal testo di Puig.
La versione andata in scena al Teatro Comunale di Bologna in collaborazione con BSMT Productions, dal 19 al 23 giugno, si avvale di una felice coalizione tra il regista Gianni Marras, che ha dato prova di saper padroneggiare il linguaggio del musical anche lo scorso anno con la sua versione di West Side story e Stefano Squarzina direttore d’orchestra di grande impatto e precisione che, grazie anche all’ottima esecuzione dell’Orchestra del Comunale di Bologna, fa risaltare la qualità e l’importanza della musica proprio come valore aggiunto all’interno del genere “musical”.
La storia è ambientata in un penitenziario Sudamericano nel quale due detenuti si trovano a convivere in una cella nonostante la loro apparente incompatibilità. Valentin Arregui è un rivoluzionario Marxista, incarcerato per le sue idee e per essere un dissidente politico. È un personaggio duro, scontroso e concentrato sulle sue idee rivoluzionarie. Il suo compagno di cella, Luis Molina è un omosessuale condannato a otto anni di prigione per aver avuto rapporti con un minorenne. Molina all’opposto è un personaggio eccentrico, dai modi effeminati e teatrali, che occupa il suo tempo in cella rivivendo le grandi storie d’amore del cinema e della sua eroina Aurora, riuscendo così a evadere dalla triste realtà in cui è costretto a vivere. Due personaggi agli antipodi che, essendo costretti a vivere insieme, pian piano contaminano le loro idee: Valentin riesce a entrare nel mondo onirico di Molina e a essere sedotto dai suoi racconti mentre Molina, ormai innamorato del suo compagno di cella, si farà carico anche delle sue idee con conseguenze fatali. Ed è proprio la donna ragno, interpretata da Aurora, l’eroina di Molina, in uno dei suoi film, a rappresentare la fatalità del destino. Questa figura affascinante, misteriosa, e pericolosa che tesse, proprio come una ragnatela, le fila del racconto e cattura nella sua trama, attraverso il suo nefasto bacio coloro il cui destino è già segnato.

Tutto ha funzionato nella messa in scena di Marras. Le bellissime scenografie e proiezioni realizzate dal Teatro Comunale dall’idea originale di Andrea De Micheli, i costumi realizzati da Massimo Carlotto che variano dallo sfarzo della Brodway raccontata da Molina alla miseria delle condizioni del carcere, le luci curate da Daniele Naldi e il sound design da Tommaso Macchi, fino alla direzione vocale di Shawna Farrell e le coreografie di Gillian Bruce che con musica, danza e parole trasportano il pubblico dentro il magnifico contrasto che è l’essenza stessa del testo: da una parte il mondo onirico e scintillante immaginato da Molina, dall’altra la dura condizione della vita da carcerato sotto una dittatura.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la bravura degli attori che, con sorprendente destrezza hanno saputo mettere in scena dei personaggi che avevano alle spalle già dei grandissimi interpreti. Il plauso finale quindi va senz’altro a Gianluca Sticotti e alla sua esuberante e raffinata presenza scenica che ha dato vita a un Molina ricco di sfumature mettendo in evidenza con grande abilità la sua evoluzione psicologica da personaggio frivolo e sognatore a uomo disposto a mettere in gioco la sua vita per amore e per aver acquisito maggiori consapevolezze, grazie a Valentin, di se stesso e del senso di giustizia sociale. Brian Boccuni mette in scena un Valentin dalla grande profondità vocale e scenica, che riesce a essere incisivo e a padroneggiare il palcoscenico tanto quanto il suo compagno. E poi c’è lei, l’istrionica Simona Distefano che con la sua sensualità e la sua bellissima voce incarna le due grandi protagoniste femminili: la donna ragno e Aurora.
Amelia Di Pietro
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