PeepArrow Entertainment presenta
JESUS CHRIST SUPERSTAR
di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber
con Ted Neeley, Simona Molinari, Shel Shapiro, Pau, Feysal Bonciani, Paride Acacia, Emiliano Geppetti
direzione musicale Emanuele Friello, musiche eseguite dal vivo dai Negrita, scene Giancarlo Muselli e Teresa Caruso, costumi Cecilia Betona, luci Umile Vainieri, suono Luca Finotti, coreografie Roberto Croce
regia Massimo Romeo Piparo
In scena al Teatro Sistina di Roma dal 18 aprile 2014
Voto: 10 su 10
Doveva essere un’edizione evento e lo è stata. L’allestimento italiano in versione originale di Jesus Christ Superstar firmato Massimo Romeo Piparo compie 20 anni e il regista ha portato a segno una rappresentazione esaltante del celeberrimo musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, la più importante e amata opera rock di sempre insieme a Tommy e al The Rocky Horror Picture Show.
Piuttosto eloquenti le standing ovation a scena aperta e gli applausi senza fine riservati, nella sera della prima del venerdì santo, a una messa in scena di straordinaria potenza emozionale, a ribadire non solo la grandezza di un impianto spettacolare e musicale senza tempo, ma anche l’eccezionalità del cast riunito per l’occasione: è Ted Neeley a ricoprire il ruolo di Gesù, a 40 anni dalla mitica interpretazione nel cult movie di Norman Jewison del 1973. Così come allora, l’attore e cantante texano, una vera icona del rock, imprime nel ruolo del Messia caratteristiche di grande spiritualità e umanità che pare vadano di pari passo alla persona, col risultato di annullare il transfert tra le parti in un unicum di indescrivibile comunicativa. Se si aggiunge che Neeley non ha certo 33 anni, ma anzi è un settantenne in invidiabile forma fisica e vocale, il messaggio di amore oltre la vita di cui si fa portatore il personaggio di Gesù acquista tratti di inattesa commozione. Brividi e sospiri accompagnano l’esecuzione del brano I only want to say (Gethsemane), con Neeley che avanza su una pedana mobile a ridosso della platea.
Impeccabile l’arrangiamento musicale dei Negrita: per la prima volta, una rock band italiana è protagonista di un musical. Le chitarre di Drigo e Cesare “Mac” si sono unite a un’orchestra di 12 elementi diretta dal maestro Emanuele Friello, mentre il frontman del gruppo, Pau, ha rivisitato con intensità il dubbio che lacera la coscienza di Ponzio Pilato. Una splendida Simona Molinari ha vestito i panni di Maria Maddalena (notevolissima l’esecuzione dell’indimenticabile I don’t know how to love him) mentre Shel Shapiro, mitico leader dei Rokes, ha portato in scena un Caifa dal carisma serpeggiante, spalleggiato dagli ottimi Paride Acacia, per 20 anni Gesù nell’edizione italiana e adesso nel ruolo di Hannas, e Emiliano Geppetti in quello di Simone. Completa il cast, oltre a un ensamble di 24 hippies tra acrobati e ballerini, un esordiente sul quale sarà facile scommettere: nella camicia larga di Giuda c’è Feysal Bonciani, fiorentino classe 1990, in una travolgente testimonianza d’affetto nei confronti dell’inarrivabile e compianto Carl Anderson, che pure Piparo aveva diretto nell’edizione del 2000.
La tensione del debutto non ha evitato qualche sporadica stecca, così come nella prima parte dello spettacolo è sembrato mancare il giusto bilanciamento dei volumi, ma dirlo sarebbe come guardare il dito e perdere di vista la luna. Raramente si assiste a produzioni così belle, e questa versione definitiva di Jesus Christ Superstar è una pagina di musical teatrale nazionale da tramandare alle future generazioni. L’opera di Webber e Rice è un vero capolavoro, Piparo gli ha reso giustizia con un’allestimento sensazionale, rispettoso e celebrativo. Non si può restare indifferenti alla scena della flagellazione di Gesù, in cui a ogni frustata corrisponde una tragedia dell’umanità, costruita in un gioco di paralleli tra azione scenica e proiezioni; similmente, è impossibile trattenere braccia e gambe nella festa che accompagna l’esecuzione del brano che dà il titolo all’opera e che coinvolge tutto il pubblico della platea. Quando ci sono talento e passione è difficile sbagliare e questa magnifica rappresentazione lo dimostra.
Giuseppe D’Errico
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