Io sono tu (Identity Thief, Usa, 2013) di Seth Gordon, con Jason Bateman, Melissa McCarthy, Amanda Peet, Jon Favreau, Robert Patrick, Eric Stonestreet
Sceneggiatura di Craig Mazin
Commedia, 1h 51’, Universal Pictures International Italy, in uscita l’8 agosto 2013
Voto: 5 su 10
Esce in sala sotto il caldo sole d’agosto, e dopo mesi di continui slittamenti, questa stupida commediola on the road diretta da Seth Gordon (Come ammazzare il capo… e vivere felici), un grosso grasso successo in patria, giustificato dall’enorme popolarità di cui godono i due attori protagonisti e non dall’irresistibilità dello script, figlio illegittimo delle recenti scorribande ‘da leoni’ (ambiente dal quale lo sceneggiatore Mazin proviene) e di tutta una serie di buddy movie ben più riusciti.
Lui è Sandy Bigelow Patterson (Jason Bateman), contabile con famiglia e stipendio al minimo. Lei è… Sandy Bigelow Patterson, o meglio Diana (Melissa McCarthy), la donna che ha rubato la sua identità e ha speso ogni suo centesimo. Per riprendersi ciò che gli appartiene, Sandy si mette in viaggio per acciuffare la furfante e consegnarla ai federali, ma ovviamente l’incontro sarà uno scontro dalle conseguenze inaspettate e la via del ritorno sempre più imprevedibile.
Prevedibilissima, in verità, dal momento che non c’è il benché minimo barlume di originalità in una storia che parte da un’idea potenzialmente valida, quel monito sui furti d’identità sempre più attuale in una società dominata da tessere magnetiche e password, e che poi deraglia nelle più ovvie schermaglie di strana-coppia coinvolta in eventi straordinari, tra cui anche l’attacco nel bosco da parte di serpenti velenosi.
La commedia degli opposti è tutta giocata sulla chimica felice tra il ligio american way di Jason Bateman e la scatenata fisicità di Melissa McCarthy, ma Io sono tu (complimenti ai titolisti italiani per la cacofonia!) non è sicuramente un film riuscito e ben scritto, la comicità ristagna senza alcuna vivacità tra il triviale e il moraleggiante ad ogni costo, l’alchimia fra generi differenti crea distacco e l’innegabile simpatia degli interpreti viene totalmente sprecata nella più totale scontatezza.
Tocca purtroppo ripetersi, ma non c’è davvero niente di nuovo sul fronte della commedia americana.
Giuseppe D’Errico
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