PRIGIONIERI AL SETTIMO PIANO
di Maria Letizia Compatangelo
Regia: Donatella Brocco
Interpreti: Gianna Paola Scaffidi – Rosario Galli – Elia Paniccia
In scena al Teatro dei Conciatori dal 18 al 30 ottobre 2016
Voto: 8 su 10
“Il merito è come la carta igienica”. La chiave e il fulcro di Prigionieri al settimo piano è racchiusa proprio in questa tagliente battuta. Tocca, più che mai, corde contemporanee il testo scritto da Maria Letizia Compatangelo e diretto da Donatella Brocco, in scena in questi giorni al Teatro dei Conciatori di Roma.
In scena Rosario Galli e Gianna Paola Scaffidi, interpretano Pino e Mariuccia, marito e moglie che dal loro incontro nel 1977 non si sono più lasciati. Una vita onesta, lui docente universitario lei traduttrice. Tanti sacrifici per far studiare il figlio all’estero e sperare per lui un roseo futuro. Poi un investimento sbagliato e i due si ritrovano sul lastrico, pieni di debiti e minacciati da un ragazzotto che si spaccia per agente immobiliare.
Con toni ironici, l’autrice sviscera uno dei momenti storicamente più tristi della storia del nostro paese, ed è forse per questo che lo spettatore entra in immediata empatia con i personaggi: prigionieri della vita e costretti a rifugiarsi nel loro appartamento tentando di mantenere una parvenza di normalità. Gli amici di una vita si allontanano e, forte emerge la critica alla media borghesia, a quei salotti che, una volta perso lo status ti ripudiano con la stessa prepotenza con cui una volta ti hanno attirato. Onnipresente, come la polvere, c’è la corruzione e l’interrogativo di restare fedeli ai propri valori, soprattutto se, ad un passo da noi, c’è la “facile” risoluzione a tutti i problemi, e c’è il mito dei “soldi facili”, in scena grazie al personaggio di Angelo interpretato da Elio Paniccia.
Una fotografia contemporanea in cui crollano le piccole certezze della vita. I risparmi, il lavoro, gli amici. La terra intorno a noi trema – e purtroppo, non è una metafora – ma questa commedia fatta di equivoci e tanta realtà, dove si ride spesso e di gusto ce lo fa dimenticare. È la magia del teatro. È il potere benefico di una risata. È merito di un bel binomio fra regia e drammaturgia.
Angela Di Giacomantonio
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