Il re leone (The Lion King, Usa, 2019) di Jon Favreau con le voci di Marco Mengoni, Elisa, Massimo Popolizio, Luca Ward, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Toni Garrani, Emiliano Coltorti
Sceneggiatura di Jeff Nathanson, dal soggetto del film d’animazione omonimo del 1994
Animazione live action, The Walt Disney Company Italia, in uscita il 21 agosto 2019
Voto: 5 su 10
Quella dei remake dei classici Disney in versione live action è una realtà ormai assodata, volenti o nolenti. Dopo le riproposte, solo in quest’ultima stagione cinematografica, del Dumbo firmato da Tim Burton e dell’Aladdin di Guy Ritchie, arriva l’attesissima versione photo real de Il re leone, il più grande successo economico nella storia dell’animazione disneyana, sebbene poco amato dai puristi più intransigenti. Il film del 1994, impreziosito dalle musiche di Elton John e, nella versione italiana, dal doppiaggio di Vittorio Gassman per il re Mufasa, era uno spettacolo di colori e vivacità, uniti alla grande emozione di un racconto di ascendenza shakespeariana che sapeva come catturare il cuore del pubblico; oggi, con la regia dell’attore Jon Favreau, la storia non cambia ma si dilunga un po’ troppo e, soprattutto, si perde completamente il calore emotivo che avvolgeva l’originale.
La tecnica tanto sbandierata del “foto realismo” compie passi da gigante e, almeno visivamente, questo remake lascia indubbiamente a bocca aperta, ma non sarà un bluff? Se non fosse per il doppiaggio colorito (per l’Italia ci sono Edoardo Leo e Stefano Fresi a dare voce al suricato Timon e al facocero Pumba con annesse, innocue trivialità) e per un paio di canzoni di Beyonce inserite ex novo (per noi le cantano Elisa e Marco Mengoni, che doppiano, con risultati alterni, la leonessa Nala e Simba), il film sarebbe di un gelo siderale, contrariamente alle atmosfere afose della Savana.
La sproporzione espressiva tra un cartone animato animale e il suo corrispettivo realistico è fatale per il secondo, tanto da azzerare pathos e coinvolgimento. In più non ci sono sorprese di alcun genere, tutta scorre via lento e inesorabile, meccanicamente, senza ispirazione alcuna. Simba vendicherà suo padre e diventerà re nell’indifferenza generale, data la mollezza della sua presunta intraprendenza e, se è scontato il riscontro positivo al box office, non lo è affatto quello nella memoria delle nuove generazioni. Che, forse, andrebbero educate a nutrire l’immaginazione in altro modo.
Giuseppe D’Errico
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