“Il paradiso degli orchi”, i Malaussène di Pennac rivivono al cinema

Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres, Francia, 2013) di Nicolas Bary, con Raphaël Personnaz, Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Thierry Neuvic, Guillaume de Tonquedec, Mélanie Bernier, Isabelle Huppert

Sceneggiatura di Jérôme Fansten, dal romanzo omonimo di Daniel Pennac (ed. Feltrinelli)

Commedia, 1h 41′, Koch Media, in uscita il 14 novembre 2013

Voto: 6½ su 10

VIII Festival Internazionale del Film di Roma – Fuori Concorso

Ci sono voluti quasi trent’anni affinché le (dis)avventure della bizzarra famiglia Malaussène trovassero forma cinematografica. La geniale saga di romanzi ideata da Daniel Pennac celebra il trionfo dell’immaginativa, straordinarie storie comuni narrate con con un senso del fantastico più unico che raro, terribilmente complicato da rendere sullo schermo. Eppure il coraggioso film di Nicolas Bery, trasposizione del primo episodio del ciclo, può considerarsi riuscito.

49563Benjamin Malaussène (Personnaz) è un quasi trentenne di professione capro espiatorio: assunto da un prestigioso centro commerciale, si sobbarca ogni possibile lamentela dei clienti che, assistendo stupefatti alla finta ramanzina del capo, ritirano ogni velleità denunciataria. Nel grande magazzino, però, si susseguono alcune misteriose esplosioni, la cui responsabilità ricade proprio su Benjamin, che a casa ha quattro fratelli a cui badare. Lo aiuteranno nell’indagine una frizzante giornalista (Bejo) e l’uomo che gli è al fianco fin da quando era piccolo (Kusturica).

Diciamolo subito: nel passaggio tra pagina scritta e celluloide qualcosa si perde quasi sempre e inevitabilmente. Parlando di Pennac, era impresa davvero impossibile trasportare la profondità dei messaggi e la ricchezza di una critica alla società del consumo che il film restituisce solo superficialmente. D’altra parte, Bery e il suo sceneggiatore Jérôme Fansten riescono a fondere in modo delizioso le fila dell’intrigo poliziesco (durissimo: ci sono rapimenti e pedofilia) con la leggerezza dell’universo dei Malaussène, restituendo un opera dinamica, fresca e coloratissima, con la complicità di un gruppo di piccoli e grandi attori semplicemente strepitosi.

E se solo questo film potesse servire ad avvicinare i giovani alla letteratura di Daniel Pennac, la scommessa potrà dirsi vinta sotto ogni prospettiva, in barba a qualunque mancanza si voglia recriminare all’operazione.

Giuseppe D’Errico

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