
Titolo: Il muro
Scritto e diretto da Angelo Longoni
Con Ettore Bassi e Eleonora Ivone
Musiche eseguite dal vivo dai SoundEclipse: Stefano Cacace (voce), Marco Zanni (Chitarra), Emanuele Puzzilli (batteria), Andrea Agates (basso), Emiliano Zanni (tastiere).
Teatro Golden di Roma fino al 28 aprile
Voto 7½ su 10
Ogni storia d’amore ha la propria colonna sonora. Infondo dice Vecchioni: “Scrivere una canzone è un po’ come tenere un diario”. C’è in tutte le coppie questo “rito”, è una specie di passaggio obbligatorio: si va dalla prima canzone ballata insieme, a quella che casualmente trasmette la radio la prima volta che si esce per andare a cena, oppure ancora l’intero cd messo di sottofondo alla prima notte d’amore.
Accade anche ne Il muro, spettacolo teatrale/musicale per la regia di Angelo Longoni in scena al Teatro Golden fino al 28 aprile, dove la componente sonora fa da sfondo alla storia d’amore della coppia formata da Ettore Bassi ed Eleonora Ivone.
Si incontrano per caso, si piacciono, si amano, si vivono. Amore e rovina. Un via vai fra passato – gli inizi della storia – e presente – la tragedia della corruzione – all’interno del “muro” costruito dalla coppia.
Un muro così alto e solido che neanche davanti al dramma della galera viene abbattuto. Vero motore della storia è, però, la magia dei brani dei Pink Floyd, eseguiti dal vivo dai SoundEclipse. Sul telo bianco che scopre in controluce la band scorrono le immagini dei video originali della mitica band e clip costruite ex novo per lo spettacolo. Bellissima, è il caso di dirlo, la scelta di usare le più famose “donne d’arte” durante l’esecuzione di “Mother”. Un susseguirsi di volti angelicati dal Rinascimento fino alla fotografia in bianco e nero, passando per l’impressionismo e il cubismo; dalla Venere di Botticelli, alla Dama con l’Ermellino e la Gioconda di Leonardo, fino alle Ballerine di Renoir.
Più dolci e romantiche “Hey You” – il primo incontro – e la splendida “Wish you were here”, il cui assolo di chitarra fa da sfondo alla proposta di matrimonio che Bassi fa alla Ivone. L’immancabile “Another brick in the Wall” – brano del 1979 contenuto nell’album “The Wall” da cui prende il nome lo spettacolo – viene eseguita dal gruppo in tutte e tre le sue parti, emozionando il pubblico che a stento riesce a non battere le mani. Il messaggio dello spettacolo e quello della canzone si fondono in un triduo di tristezza, protesta e disperazione.
Una piccola opera rock, emotiva e romantica arricchita dalle musiche dei Pink Floyd. Per chi crede nella forza suprema che l’amore ha nell’abbattere tutti i muri.
Angela Di Giacomantonio
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