“Il mondo di Arthur Newman”, spunto pirandelliano ma il melò è stereotipato

Il mondo di Arthur Newman (Arthur Newman, Usa, 2012) di Dante Ariola, con Colin Firth, Emily Blunt, Anne Heche, Emmeth Walsh, Lucas Hedges

Sceneggiatura di Becky Johnston

Drammatico, 1h 41’, Videa, in uscita il 5 settembre 2013

Voto: 4 su 10

Il paese delle opportunità non nega una seconda chance a nessuno, specie ai grigi impiegati con sogno infranto nel cassetto. Come Wallace Avery (Firth), sguardo da cucciolo sotto la pioggia e una prospettiva futura di funebre mestizia. Nonostante sia dirigente di una multinazionale, Wallace ha fallito come marito e come padre, non trova più interesse nella nuova fidanzata (Heche) e vorrebbe tornare a essere un campione di golf amatoriale. Si finge morto, scappa e si riaffaccia alla vita a bordo di una decappottabile, nei panni di Arthur Newman. Sul sentiero della (vana) gloria, incrocerà la bella Mike (Blunt), una sbandata che, pure lei, finge di essere chi non è. I due si avvicineranno sempre più, consumando furtivi incontri d’amore in case momentaneamente disabitate. Ma il destino li vuole ai loro posti…

downloadLo spunto pirandelliano di base poteva innescare dinamiche ben più corrosive. Invece, la sceneggiatura di Becky Johnston (Il principe delle maree, Sette anni in Tibet) si limita a mettere insieme quel tanto di stereotipi tale da ottenere questo blando melodramma on the road, con più di un rimando (chiamiamolo pure così) alla poetica dell’assenza di Ferro 3 di Kim Ki-duk.

Non bastano due attori di comprovato professionismo come Colin Firth ed Emily Blunt a salvare la pessima caratterizzazione dei personaggi, né la regia mortifera dell’esordiente Ariola evita che il film finisca impaludato in una indifferenza fatale verso la patetica parabola morale di due tristi figuri costretti a scimmiottare le vite degli altri.

Giuseppe D’Errico

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