Green Book (id. 2018) di Peter Farrelly con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, Dimiter D. Marinov, P.J. Byrne, Don Stark, Brian Stepanek, Iqbal Theba
Sceneggiatura di Nick Vallelonga, Brian Currie, Peter Farrelly
Commedia 2h 10’, distribuito da Eagle Film Pictures e Leone Film Group, in uscita il 31 gennaio 2019
Voto Moraschinelli: 7 su 10
Voto Ozza: 8 su 10
Antony Vallelonga è un italoamericano che si guadagna da vivere come buttafuori in un night nella New York dei primi Anni ’60: poco istruito, manesco ma dal buon cuore, è presto costretto a trovare nuovi modi per portare i soldi a casa (ha una moglie e due figli piccoli) quando da un giorno all’altro perde il lavoro.
Pur di non finire a fare lavori “sporchi” accetta, con poco entusiasmo, un ingaggio offertogli da una casa discografica: per due mesi sarà l’autista privato di Don Shirley, un talentuoso ed eccentrico pianista di colore, in tour negli Stati dell’America del sud.
I due uomini, agli antipodi sotto tutti i punti di vista – uomo del fare brutalmente schietto l’uno, ipersensibile, schivo e altezzoso l’altro – seguiranno il percorso di viaggio tracciato nel green book che dà il titolo al film: una guida che indicherà loro come muoversi e dove poter alloggiare in un Paese (e in un’epoca) nel quale il razzismo è una realtà ben radicata e si manifesta in divieti istituzionalizzati e aggressioni – verbali e fisiche – di ogni sorta.
Il film, tratto da una storia realmente accaduta, si adagia sui toni della commedia di buoni sentimenti (non a caso il regista è quel Peter Farrelly a cui si debbono ludici successi come “Tutti pazzi per Mary” e “Amore a prima svista”) a raccontare il lento trasformarsi del rapporto tra i due uomini, dall’iniziale diffidenza ad una solida amicizia che durerà per il resto delle loro esistenze.
Nonostante alcune sottolineature registiche non necessarie e il reiterarsi continuo dei battibecchi tra i due protagonisti, questo “Green book” è una storia edificante che si lascia guardare con placida gradevolezza, nobilitata inoltre dalle performance attoriali di due interpreti di notevolissima caratura; a Viggo Mortensen si può perdonare il parossistico gesticolare che delinea la provenienza etnica del suo “mangiaspaghetti”, mentre Mahershala Ali incarna alla perfezione la classe e l’eleganza di un uomo speciale sotto ogni possibile sfaccettatura di questo termine.
Incredibile come la Academy Awards, nell’assegnare le candidature ai prossimi Oscar, attribuisca sì la candidatura come Miglior Film a una pellicola che affronta i temi della diversità e del razzismo, ma assegni (meritatamente) al protagonista bianco una nomination nella categoria Attore protagonista, mentre Ali (che in termini di timing e di peso nella narrazione ha la stessa dignità del suo coprotagonista) si trova a concorrere nella cinquina dei Non Protagonisti.
Marco Moraschinelli
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