Godzilla (id, Usa, 2014) di Gareth Edwards, con Aaron Taylor-Johnson, Elizabeth Olsen, Ken Watanabe, Sally Hawkins, Bryan Cranston, Juliette Binoche, CJ Adams, David Strathairn, Al Sapienza, Victor Rasuk, Carson Bolde
Sceneggiatura di Max Borenstein
Fantasy, 2h, Warner Bros. International Italy, in uscita il 15 maggio 2014
Voto: 7 su 10
Nel 1954 il regista Ishiro Honda si rese responsabile della creazione di uno dei più importanti mostri cinematografici di sempre. Il film era Godzilla, fantasia post-atomica su un lucertolone preistorico che metteva a ferro e fuoco la città. Il successo è straordinario, seguiranno decine di pellicole. Per arrivare, oggi, alla ventinovesima. Reboot, remake o sequel che dir si voglia, il nuovo film diretto dalla rivelazione di Monsters Gareth Edwards capita ad hoc nel sessantesimo anniversario del re dei mostri fanta-ecologici, può vantare un budget astronomico (160 milioni di dollari, a fronte dell’opera di esordio che costò meno di un decimo), un cast altisonante e le musiche del veterano Alexandre Desplat.
Lo spettacolo, inutile negarlo, è di prima grandezza. La narrazione ricalca pedissequamente la retorica familista tipica di ogni blockbuster hollywoodiano che si rispetti – e quindi, c’è un papà soldato (Taylor-Johnson), a sua volta con qualche conflitto genitoriale alle spalle, che gli eventi costringono a separarsi da moglie (Olsen) e figlio, fino all’ovvio ricongiungimento finale – mentre la minima dose di chiarezza scientifica viene affidata a due ridicole figure di studiosi (Watanabe e Hawkins, sempre contriti e a bocca aperta) che abbozzano la natura del mostro (un semi-dio!) e di due nuove temibilissime creature alate di origine radioattiva.
Prevedibilità del genere che si accettano di buon grado di fronte all’altissima qualità tecnica e registica di Edwards, affatto intimorito dalle dimensioni del progetto e dalla quantità di strepitosi effetti speciali (c’è anche il 3D, non proprio indispensabile) che dimostra di saper governare alla perfezione. Vincitore unico è però Godzilla, vero protagonista e anima del film: quando c’è lui in scena non c’è Aaron Taylor-Johnson che tenga. Il risultato è di gran lunga superiore al livello medio di simili operazioni, ed è schiacciante il confronto con il modesto film di Roland Emmerich del 1998. Nota a margine per il lavoro encomiabile sul sonoro (certi ruggiti metallici sono davvero angoscianti) e, ancora una volta, da applausi la partitura musicale di Desplat.
Giuseppe D’Errico
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