Solo gli amanti sopravvivono (Only Lovers Left Alive, Germania/ GB/ Francia, 2013) di Jim Jarmusch con Tilda Swinton, Tom Hiddleston, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelchin, Jeffrey Wright, Carter Logan, Slimane Dazi
Sceneggiatura di Jim Jarmusch
Horror, 2h 03′, Movies Inspired, in uscita il 15 maggio 2014
Voto: 7 su 10
A un anno dalla presentazione in concorso durante la 66a edizione del Festival di Cannes, esce grazie all’illuminata distribuzione Movies Inspired, l’ultimo film del grande regista indipendente americano Jim Jarmusch Solo gli amanti sopravvivono, love story sepolcrale e rock sound su due vampiri bohémien in preda al barbaro appiattimento socioculturale della nostra epoca. Lui è Adam (Hiddleston), musicista antiquario, in passato scrisse per Schubert ma, all’attivo, ha solo tanta depressione; lei è Eve (Swinton) luminosa letterata e devota del maestro Christopher Marlowe (Hurt), anche lui vampiro ormai vecchio e stanco. Centenari e divisi geograficamente, Adam a Detroit e Eve a Tangeri, dark e collezionista lui, più pratica e contemporanea lei (ha un iPhone e vola con aerei di linea), i due si ricongiungeranno per far fronte a un sentimento di sconfitta verso la società zombiezzata che sono costretti a vivere. Li raggiunge la sorella minore di Eve, Eva (Wasikowska), che alle bottiglie di sangue contrabbandato preferisce affondare i canini nella carne viva.
Solo gli amanti del bello (musica, arte, letteratura) sopravvivono alle brutture del contemporaneo. Efficiente ed efficace, questa morale passa attraverso il mood vampiresco come raramente si era abituati a vedere al cinema, con toni melanconici, ironia intellettuale (si sprecano le citazioni colte, con estrema soddisfazione per lo spettatore che è in grado di coglierle) ed estetica in grande stile. Nel finale, Jarmusch preferisce optare per il sangue amaro della sconfitta, ma l’allegoria è perfettamente centrata. Ipnoticamente affascinante con rischio trance, può contare oltretutto su due attori, Tilda Swinton e Tom Hiddleston, di notevole statura scenica. Da confrontare con The Addiction di Abel Ferrara, in cui la satira (era una riflessione cupissima sulla tossicodipendenza) sui vampiri metropolitani aveva una forza diversa.
Giuseppe D’Errico
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