Una star internazionale, l’attrice del momento, una donna semplicemente incantevole. Oggi pomeriggio, nonostante la pioggia torrenziale, ha raggiunto il GFF 2013 la splendida Jessica Chastain, per un incontro con le giurie dei ragazzi e la stampa, prima di ritirare il Premio Giffoni Experience.
Californiana, classe 1977, Chastain si è imposta alla critica dapprima con le sue applauditissime performance teatrali (rimasta negli annali la sua Ereditiera, dal romanzo Washington Square di Henry James) per poi raggiungere anche il pubblico con le interpretazioni in The Tree of Life di Terrence Malick, Take Shelter di Jeff Nichols, The Help di Tate Taylor (nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista) e il controverso Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow (nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista).
“Tutto questo affetto mi tocca il cuore” ha detto la bellissima Jessica, di rosso vestita e con coda di cavallo, dopo la proiezione di un video-omaggio dei ragazzi del Giffoni, curiosi dei retroscena legati al capolavoro di Malick: “Ho accettato la parte della madre in The Tree of Life già prima che mi fosse presentato il copione, perché amo il regista. Dopo averlo letto, però, ho avuto il timore di non essere all’altezza di un ruolo così complesso, ma il bello dell’essere un attore è proprio la possibilità di mettersi nei panni degli altri. Terrence è in grado di creare un mondo paralleo, ognuno di noi era diventato il personaggio, non è stato un lavoro ma vita vera per tre mesi e mezzo.” E sull’eliminazione, dal montaggio finale, della sua parte nell’ultimo film del regista, To the Wonder, ha chiarito: “Non ci sono rimasta male affatto, anche perché il mio era un personaggio non previsto, che non esisteva. Ero sul set di Mama e Terrence mi chiese di passare a salutarlo, anche se la troupe mi avvertì che certamente mi avrebbe fatto girare qualcosa. Il suo è un lavoro frutto di continui stimoli, per cui non mi sorprende che la mia parte sia stata eliminata”.
Alla domanda canonica su quanto in Jessica rimane dei personaggi che interpreta, l’attrice ha risposto: “Cerco sempre di prendere il più possibile da ogni ruolo, e spesso riesco a ritrovare in me caratteristiche che non pensavo di avere. Interpretare Celia Foote in The Help è stata una esperienza così divertente e commovente, ho avuto la possibilità di dare così tanto amore per la parte. Allo stesso tempo, non credo di assomigliare molto a Maya di Zero Dark Thirty, perché lei è così cervellotica e quasi computerizzata verso i suoi obbiettivi, eppure anche in lei ho trovato la mia dedizione totale per il lavoro”.
Nonostante l’Oscar non sia ancora arrivato, e pur considerando un palmares di riconoscimenti nutrito e meritatissimo, Chastain spiega: “Non ho improntato la mia carriera alla fama e ai soldi, l’obbiettivo primario è lavorare bene, crescere attraverso le parti che mi vengono offerte e che scelgo di interpretare. Ho avuto la fortuna di lavorare con Vanessa Redgrave in Coriolanus, non c’è dubbio che lei sia un’attrice straordinaria, eppure, anche con una carriera come la sua, ancora non finisce di stupirsi durante la lavorazione di un film: la meraviglia della recitazione è uno dei migliori riconoscimenti a cui ambire. Amo attori come Gary Oldman e Isabelle Huppert, che riescono ad oltrepassare la barricata e a stringere un contatto così autentico col pubblico con il loro lavoro”.
Per quanto riguarda Zero Dark Thirty, ha ammesso: “Ѐ stato il film più difficile a cui io abbia preso parte, sia per le location che per il carico emotivo che ha comportato. Sono cresciuta con un film come Poin Break, e l’idea che Kathryn Bigelow mi volesse per il suo prossimo film mi aveva letteralmente mandato fuori di testa. Abbiamo lavorato così duramente per portare a termine il progetto nel migliore dei modi che mi hanno sorpresa le dure critiche ideologiche a cui il film è stato sottoposto. Non ci sono punti di vista ma una chiara e insindacabile esposizione dei fatti, in modo tale che il pubblico potesse trovare le risposte alle tante domande lasciate aperte. Pur essendo un film sulla vendetta, non inneggia alla violenza, anzi il finale è la dimostrazione di quanto effimera fosse l’ossessione della protagonista. Inutile ribadire che ogni forma di violenza mi è lontana, durante la lavorazione sapevo che era tutta finzione ma non riuscivo a smettere di piangere nella mia camera. Per questo, durante la promozione, ho adoperato tutta la tenacia di Maya per difendere il lavoro di Kathryn, che resta una delle esperienze più straordinarie della mia carriera”.
E, alla fine, un consiglio per i ragazzi accorsi per vederla: “Studiate, siate curiosi e non lasciatevi cogliere impreparati, perché non potete sapere dove la vita potrà portarvi. Leggete i libri di storia perché vi arricchiranno umanamente, studiate musica perché un giorno potrebbe telefonarvi Terrence Malick chiedendovi di suonare l’oboe e voi saprete farlo. Non ora, ma un domani mi piacerebbe insegnare recitazione alla Juillard, per offrire il mio bagaglio ai giovani”. Applausi.
Tra i prossimi progetti di Jessica Chastain, il dittico di Ned Benson The Disappearance of Eleanor Rigby: His and Her, due punti di vista differenti, al maschile e al femminile, di una storia d’amore, al fianco di James McAvoy, la trasposizione da Strindberg di Miss Julie di Liv Ullman, con Colin Farrell, e Interstellar di Christopher Nolan, ancora top secret, in cui sarà accompagnata da Anne Hathaway e Matthew McConaughey.
Giuseppe D’Errico
(per la foto di presentazione si ringrazia Fiorella Taddeo)
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