Fury (id, Usa, 2014) di David Ayer con Brad Pitt, Logan Lerman, Shia LaBeouf, Michael Peña, Jon Bernthal, Jim Parrack, Jason Isaacs, Xavier Samuel, Scott Eastwood, Alicia von Rittberg, Anamaria Marinca
Sceneggiatura di David Ayer
Guerra, 2h 14′, Lucky Red, in uscita il 3 giugno 2015
Voto: 6 su 10
War movie d’altri tempi, questo Fury scritto e diretto da David Ayer, oltre ad aver avuto travagliate vicissitudini distributive sul suolo italiano (acquistato a suo tempo dalla ormai defunta Moviemax, in uscita a gennaio, bloccato e salvato grazie alla Lucky Red di Andrea Occhipinti), ha pagato cara la sua estrema classicità in patria, non venendo affatto considerato dall’Academy per i premi Oscar. Probabilmente è giusto che sia andata così, perché film di questo tipo hanno il dovere – specie dopo opere come Salvate il soldato Ryan di Spielberg e il recente American Sniper di Eastwood – di riflettere su aspetti politici, culturali e sociali che, qui, passano fin troppo in secondo piano rispetto al supereroismo della storia.
Ambientato nella Germani prossima alla caduta della Seconda Guerra Mondiale, Fury narra di un vario manipolo di soldati, capitanati da Don “Wardaddy” Collier (Pitt), alla guida di un carro armato Sherman che si troverà a dover superare diverse minacce fino all’occasione finale, quella che potrebbe sferrare l’attacco ultimo all’avversario e che li consegnerà all’albo degli eroi…
Fortemente voluto, prodotto e cucito addosso a Brad Pitt, il film sconta prima di tutto una drammaturgia estremamente elementare e didascalica nella sua evidente divisione in cinque atti (con il lunghissimo episodio nella casa delle due ragazze tedesche assai pericoloso, e verboso, per un genere di precisa canonizzazione), oltre che il dazio alla sua star principale, fin troppo esibita ed esibizionista. Ciò che rimane è un dignitoso action da trincea, con caratteri ben delineati, apprezzabile oggettività nella spartizione delle colpe e alcune delle migliori sequenze di guerra viste di recente. Sospensione dell’incredulità ben oltre la soglia media nelle concitate sequenze finali dell’assedio al cingolato: se Hollywood vuole un eroe, lo avrà ad ogni costo.
Giuseppe D’Errico
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