Free State of Jones (id, Usa, 2016) di Gary Ross con Matthew McConaughey, Gugu Mbatha-Raw, Mahershala Ali, Keri Russell, Brian Lee Franklin, Donald Watkins, Christopher Berry, Sean Bridgers, Bill Tangradi, Thomas Francis Murphy, Joe Chrest, Jacob Lofland
Sceneggiatura di Gary Ross
Drammatico, 2h 19’, 01 Distribution, in uscita il 1 dicembre 2016
Voto: 7 su 10
È frutto di un lavoro durato 10 anni questo Free State of Jones, sceneggiato e diretto dal quel Gary Ross a cui si debbono, tra gli altri, Pleasantville (1998), Seabiscuit (2003) e il primo e miglior capitolo della saga cinematografica degli Hunger Games (2012). Un decennio speso a raccogliere informazioni sulla vita e le gesta di un contadino del Sud degli Stati Uniti, Newton Knight, che nel corso della Guerra Civile americana disertò dell’esercito confederato e si trovò leader di una sparuta comunità di riottosi formata da piccoli proprietari terrieri, ridotti alla fame dal conflitto fratricida, e da un manipolo di schiavi in fuga.
Bianchi e neri, sotto la guida appassionata di Knight, si asserragliarono nelle paludi del Mississipi, opponendo una strenua resistenza alle vessazioni dell’esercito sudista, ribellandosi al sistema di raccolta regionale delle tasse e arrivando ad autoproclamarsi “Lo Stato Libero di Jones” fino alla resa del Generale Lee e alla vittoria dell’Unione che pose un’apparente termine alle ostilità belliche.
Il cuore del racconto messo in scena dal film, tuttavia, non è – fortunatamente – il percorso di santificazione di un eroe misconosciuto, qui impersonato con efficacia da un consumato Matthew McConaughey, quanto piuttosto una riflessione, storica e sociale, sul travagliato percorso per l’affermazione dei diritti civili in America; ecco allora raccontarsi – in parallelo alle vicende dei cittadini di Jones – quanto realmente accadde 85 anni dopo la rivolta di Knight, allorché un pronipote di Newt, considerato nero per un ottavo, venne messo sotto processo con l’accusa di aver infranto la legge sui matrimoni misti, in seguito all’unione contratta con una donna di pelle bianca.
Pervicace nel suo voler essere a tutti i costi un film a tesi, fino ad avvalersi di didascalie esplicative a chiarimento di alcuni passaggi di rilevanza storica susseguitisi nel corso del lungo arco temporale raccontato dalla narrazione, il film vale, soprattutto, grazie al talento registico del suo ideatore; Ross è capace, infatti, di impreziosire la narrazione concentrandosi su dettagli di grande forza narrativa: la violenza del campo di battaglia è nel pavimento dell’infermeria da campo, dove il sangue dei feriti deve essere rimosso a secchiate, e il senso della centenaria lotta per la convivenza pacifica tra bianchi e neri è catturata nel pacifico pomeriggio casalingo durante il quale le due mogli del protagonista (Keri Russel e Gugu Mbata-Raw) accudiscono, assieme, il figlio meticcio di Newton.
Marco Moraschinelli
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