Dallas Buyers Club (id, Usa, 2013) di Jean-Marc Vallée, con Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Steve Zahn, Denis O’Hare, Dallas Roberts, Griffin Dunne
Sceneggiatura di Craig Borten, Melisa Wallack
Drammatico, 1h 57′, Good Films
Voto: 8½ su 10
VIII Festival Internazionale del Film di Roma – In Concorso
Largamente atteso e già premiato (con il Vanity Fair Award) ancor prima di venire presentato ufficialmente, Dallas Buyers Club è uno dei film più importanti del Festival di Roma, dove gareggia per il Marc’Aurelio d’Oro. E i dubbi, qualora ci fossero stati, sono stati ampiamente soppiantati dagli applausi. Meritatissimi. E c’è da scommettere sulle sicure potenzialità della pellicola di Jean-Marc Vallée (C.R.A.Z.Y.) ai prossimi Oscar.
Texas, 1985. Ron Woodroof (McConaughey) è un elettricista omofobo, bifolco e drogato, che si scopre sieropositivo. I dottori gli danno 30 giorni di vita ma lui non accetta la sentenza di morte, inizia una cura sperimentale personalizzata e si spinge fino in Messico per procurarsi dei medicinali alternativi e illeciti in America. Nel giro di poco tempo metterà in piedi un vero e proprio contrabbando di farmaci vietati per malati di Aids, provandone per primo gli effetti benefici ma scontrandosi con il governo e le autorità. Al suo fianco, la coraggiosa dottoressa Eve Saks (Garner) e il transessuale Rayon (Leto).
Il cinema americano di denuncia nella sua veste migliore. Si piange di rabbia e mai di retorica accomodante, grazie a una sceneggiatura che si fa apprezzare per completezza di temi e generi, sempre condotta alla perfezione; ci si appassiona a una storia di accettazione e di pregiudizio come fu con l’indimenticabile Philadelphia di Jonathan Demme, giungendo inevitabilmente a patti con i personaggi sullo schermo e con sé stessi; si resta impressionati di fronte alla metamorfosi fisica e recitativa di uno straordinario Matthew McConaughey nell’ultimo dei grandi ruoli che sta ricoprendo negli ultimi anni, dopo un lungo e disastroso periodo di operazioni commerciali. Misurarsi con un protagonista tanto ripugnante, ostinato, volgare eppure così esemplare, questo sì che si chiama coraggio, e l’attore supera la prova con lode, stagliandosi prepotentemente tra i grandi eroi militanti che hanno attraversato lo schermo del cinema. Determinante l’apporto di un’attrice raffinata come Jennifer Garner (già partner di McConaughey nella rom-com La rivincita delle ex) e soprattutto di Jared Leto, l’ormai frontman del gruppo rock pop 30 seconds to Mars, che sembra nato per il ruolo di Rayon.
Quindi, un film splendido e da difendere ad ogni costo, che conferma, oltre alle doti ormai indiscutibili di McConaughey, anche la sensibilità di un regista come Vallée.
Giuseppe D’Errico
Lascia un commento