“Faust”: la regista tedesca Anna Peschke mette in scena una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino

FAUST
Una ricerca attraverso il linguaggio dell’Opera di Pechino

di Li Meini
basato sul dramma “Faust: prima parte” di Johann Wolfgang Goethe
traduzione Fabrizio Massini

progetto e regia Anna Peschke
aiuto regia Xu Mengke
musiche originali composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e
Chen Xiaoman

scene Anna Peschke
luci Tommaso Checcucci
costumi Akuan
trucco Li Meng
materiali scenici Li Jiyong
trucco e acconciature
Ai Shuyun, Li Meng
coreografie
Zhou Liya, Han Zhen

con
Liu Dake nel ruolo di Faust
Xu Mengke nel ruolo di Valentino
Wang Lu nel ruolo di Mefistofele
Zhang Jiachun nel ruolo di Margherita

musicisti
Vincenzo Core (chitarra elettrica ed elaborazione elettronica)
Wang Jihui (jinghu)
Niu LuLu (large gong)
Laura Mancini (percussioni)
Ju Meng (yueqin)
Giacomo Piermatti (contrabbasso)
Wang Xi (bangu)

direttore tecnico Robert John Resteghini
capo macchinista Massimo Abbondanza
macchinista Alfonso Pintabuono
capo elettricista Tommaso Checcucci
fonico Giampiero Berti
truccatrice Li Meng
sarta Li Jian

assistente alla regia Martina Agostini
Elementi scenici costruiti nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro da Gioacchino Gramolini
Foto di scena Zhang Xinwei

Emilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company

13 e 14 Ottobre – Arena del Sole di Bologna

Voto: 8 su 10

Danza, acrobazia, musica, arti marziali, recitazione, canto. Tutto questo e molto altro è il Faust di Anna Peschke, andato in scena in prima assoluta all’Arena del Sole di Bologna, all’interno del VIE Festival 2015. La regista tedesca ha avuto l’idea di trasporre il capolavoro letterario di Goethe in una creazione dell’opera di Pechino generando una commistione tra oriente e occidente molto accattivante. Nasce così questo spettacolo, grazie alla coproduzione fra Emilia Romagna Teatro Fondazione e China National Peking Opera Company, che vede il capolavoro dello scrittore tedesco decifrato attraverso lo stile inconfondibile dell’Opera di Pechino, una forma d’arte antichissima, risalente alla dinastia Tang (618-907 a.C.) che, per il suo profondo valore culturale, è stata inclusa dall’UNESCO nella lista del “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

Lo spettacolo si apre con l’entrata in scena dei Quattro i musicisti orientali (Niu Lulu al gong, Wang Jihui allo Jinghu, Ju Men allo Yuequin e Wang Xi al bangu) e tre italiani (Vincenzo Core alla chitarra elettrica, Laura Mancini alle percussioni e Giacomo Piermatti al contrabasso) che, attraverso i loro strumenti e la musica dal vivo, creano una magnifica compenetrazione fatta di sonorità orientali e occidentali, etniche, elettroniche, acustiche. A seguire uno scattante Mefistofele entra, preannunciato dal suono delle percussioni, e inscena una bellissima danza resa ancor più suggestiva dalle sue lunghe corna orientaleggianti che oscillano seguendo il ritmo del corpo. Qui Mefistofele scommette con Dio l’anima di Faust.

Del capolavoro di Faust viene presa solo la parte prima della tragedia, dalla quale la drammaturga Li Meini ha tratto un nuovo dramma in mandarino poetico, semplificando molto l’originale, ma lasciando inalterato il significato e il messaggio poetico. Questa semplificazione è dovuta al fatto che i ruoli, nell’Opera di Pechino, sono determinati da uno schema rigido e non possono comparire più di quattro personaggi.

Qui i protagonisti sono Faust (Liu Dake) che, dopo aver passato la sua vita sui libri, si è reso conto, alla fine dei suoi giorni che, per quanto l’uomo si sforzi, la sua conoscenza è nulla e biasima il fatto di non aver mai vissuto realmente la vita. Ma proprio mentre Faust decide di togliersi la vita arriva Mefistofele (Wang Lu) e gli propone un patto: l’anima in cambio di una nuova giovinezza da dedicare, questa volta, ai piaceri della vita. Alla coppia principale si affiancano poi Margherita (Zhang Jiachun) e suo fratello Valentino (Xu Mengke). La giovane donna, in preda a un incantesimo di Mefistofele, s’innamora perdutamente di Faust, il quale, dopo aver appagato il suo desiderio, la lascerà sola, dopo averle ucciso la madre con il sonnifero e il fratello Valentino grazie all’aiuto di un Mefisto invisibile che protegge senza scrupoli il dissennato professore universitario. La povera donna sarà impiccata con l’accusa di matricidio, dopo aver ucciso il frutto di quell’amore che l’ha distrutta.

Molto accattivante l’interpretazione degli attori dell’Opera di Pechino che, attraverso la commistione di generi (danza, canto, arti marziali, recitazione, ecc.) dimostrano di avere un’ottima padronanza del palcoscenico e del proprio corpo, veicolo di movimenti ricchi di bellezza – grazie anche ai meravigliosi costumi di scena ideati da Akuan – capaci di scaturire senso, significato, emozione.

La Peschke con quest’opera ha voluto far rivivere un personaggio sempre attuale, disposto a sottomettere natura e persone per appagare la propria avidità, incurante delle miserie che genera al suo passare. Faust è sì indotto in tentazione da Mefistofele, ma nello stesso tempo decide in piena coscienza il suo agire, nessuno lo obbliga. E noi, si chiede la regista “ siamo in grado di assumerci la nostra responsabilità nei confronti del mondo, degli esseri umani e dell’ambiente?”

Amelia Di Pietro

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