Exodus: Dei e Re (Exodus: Gods and Kings, Usa/GB, 2014) di Ridley Scott con Christian Bale, Joel Edgerton, Aaron Paul, Ben KIngsley, John Turturro, Sigourney Weaver, Maria Valverde, Ben Mendelsohn, Dar Salim, Indira Varma
Sceneggiatura di Adam Cooper, Bill Collage, Jeffrey Caine, Steve Zaillian
Biblico, 2h 30′, 20th Century Fox Italy, in uscita il 15 gennaio 2015
Voto: 4 su 10
Tutto il peggio del cinema americano “che fa cassa” (e nemmeno: il film ha floppato malamente in patria) è in questo Exodus del povero Ridley Scott, un genio del mezzo che da troppi anni si è piegato alle regole del commercio senz’anima. Niente di meno, viene scomodato il racconto dei racconti tratto dall’Antico Testamento, l’esodo d’Egitto in cui il profeta Mosé, su ordine di Dio, salvò il popolo giudaico dalla schiavitù attraversando il Mar Rosso.
Dimenticato da tempo il regista di Alien, Blade Runner e Thelma & Louise, questo tipo di Scott è quello de Il gladiatore e Le Crociate, ossia un revisionista storico a caccia di eroi per le masse e di vicende radicate da tradire con sprezzo del ridicolo. Con queste modalità, a sconcertare non è tanto l’assoluta infedeltà biblica della narrazione, ma alcuni dei mezzi adottati per renderla tale: Mosé (un dimenticabile Christian Bale) non è più una guida ma un leader carismatico, divenuto tale in seguito a una botta in testa con conseguente allucinazione puntuale e progressiva di un bambino bellicoso e vendicativo identificabile in Dio; la strada per la salvezza è lastricata di sangue egiziano, meglio se di giovani primigeniti; tra le sette piaghe d’Egitto anche coccodrilli famelici e ombre assassine; il Mar Rosso non viene aperto in due come da tradizione ma prosciugato e prontamente ribonificato mediante spettacolare tsunami.
Passino anche la marea di stupidaggini inflitteci dalla sceneggiatura di un quartetto di autori da querela, è invece inaccettabile lo spirito violento e religiosamente circospetto che aleggia sull’intera operazione, per nulla ispirata in questioni di fede ma solo animata da sentimenti di dualismo (il faraone – un mortificante Turturro – contro Ramses – un inguardabile Edgerton – , Ramese contro Mosè, Mosé contro Dio, Dio contro tutti). Nonostante lo sfarzo e l’opulenza di scene ed effetti speciali, c’è da sperare di riuscire ad arrivare svegli alla risibile scena finale con Mosè che scolpisce le tavole della legge. Di fronte a cinema di questa natura c’è da rabbrividire. Non si rimpiange solo la mistica spettacolare dell’indimenticabile kolossal con Charlton Heston, ma anche le emozioni genuine di un cartoon mieloso come Il principe d’Egitto. In Exodus tutto è arido, pachidermico e mortalmente noioso.
Giuseppe D’Errico
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