“Ender’s Game”, fantascienza da requiem, ridateci “Tron”!

Ender’s Game (Ender’s Game, Usa, 2013) di Gavin Hood, con Asa Butterfield, Harrison Ford, Ben Kingsley, Viola Davis, Hailee Steinfeld, Abigail Breslin, Moises Arias

Sceneggiatura di Gavin Hood, dal libro “Il gioco di Ender” di Orson Scott Card (Ed. Nord)

Fantascienza, 1h 54’, Eagle Pictures, in uscita il 30 ottobre 2013

Voto: 2½ su 10

Quello di Ender’s Game è un progetto lungo e tribolato. Tratto dal pluripremiato romanzo omonimo di Orson Scott Card, vero e proprio classico della letteratura per ragazzi (addirittura adottato come manuale di psicologia del comando nelle scuole per Marines) e primo capitolo di un fortunato ciclo fantascientifico, sin dalla sua pubblicazione, nel lontano 1985, tenta di approdare sul grande schermo, sempre con esiti infausti, ivi compreso il film definitivo di Gavin Hood (Rendition, X-Men le origini: Wolverine), che minacciosamente si appresta a frastornare le cervella dell’ignaro spettatore fanatico del genere.

Enders_Game_nuovo_posterAl grido di “ridateci Tron”, si assiste a uno dei peggiori sci-fi dell’ultimo ventennio. Neanche per un secondo, neppure se lo volessimo con tutto il nostro buon cuore, ci si riesce minimamente ad appassionare alla storia dell’ennesimo ragazzino (un legnoso Asa Butterfield) eletto per salvare la terra da un’invasione di cavallette aliene. Peggio ancora se portata in scena con ambizioni wannabe che spaziano dal cameratismo di formazione di Full Metal Jacket alla distopia filosofica e umanitaria di 2001: Odissea nello spazio. Due film di Stanley Kubrick.

Quel che sembra è che Ender’s Game cerchi disperatamente di mascherare una puerile epopea bellicosa con una dose massiccia di strabilianti effetti speciali (talmente tanto elaborati da aver mandato al fallimento chi li ha realizzati), senza contare la retorica strisciante e l’assoluta seriosità dell’intero impianto. Il risultato è un fiasco direttamente proporzionale alla sua insostenibile pesantezza, alla spaventosa assenza di idee di regia e sceneggiatura e all’imbarazzo stampato sui volti degli attori ingaggiati per l’occasione. E il finale paventa all’orizzonte anche un prossimo sequel: tiè!

Giuseppe D’Errico

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