Dove eravamo rimasti (Ricki and the Flash, Usa, 2015) di Jonathan Demme con Meryl Streep, Kevin Kline, Mamie Gummer, Rick Springfield, Audra McDonald, Sebastian Stan, Ben Platt, Charlotte Rae, Nick Westrate
Sceneggiatura di Diablo Cody
Commedia, 1h 40′, Warner Bros. Entertainment Italia, in uscita il 10 settembre 2015
Voto: 7 su 10
Ci sono film che nascono all’insegna di collaborazioni magnifiche, come è il caso di Dove eravamo rimasti, un dramedy familiare che riunisce un regista di caratura rara come Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti, Philadelphia), una sceneggiatrice acida e graffiante come l’ex stripper Diablo Cody (Juno, Young adult) e la migliore interprete in assoluto che il cinema contemporaneo ricordi, l’eccezionale Meryl Streep. A venirne fuori è un grazioso feel good movie che, sotto la superficie di prevedibilità, nasconde un’anima rock come la sua protagonista.
L’insuperabile attrice è Ricki Rendazzo, musicista da bar e madre assente, che torna in famiglia quando l’ex marito (Kline) la informa della depressione della figlia (Gummer, anche nella realtà figlia della Streep) in seguito alla brutta fine del suo matrimonio e a un tentato suicidio. Dalla California a Indianapolis, sarà l’occasione per una riunione in cui tutti avranno qualcosa da recriminarle, soprattutto se all’orizzonte ci sono le nozze dell’altro figlio…
Sulla falsariga del precedente Rachel getting married (2008), e sulla scorta dei contributi musicali di Stop Making Sense e soci, Demme porta alla ribalta una felice variazione sulla pecora nera, che trova nella descrizione onesta della scrittura e nelle invenzioni interpretative della Streep, le possibilità di un ritratto femminile decisamente indovinato. Nei panni della rocker attempata ma appassionata, metallara ma infondo tenera, repubblicana convinta (accende una candela per il fratello morto in Vietnam e ha un’enorme bandiera americana tatuata sulla schiena) ma mai conformista, Meryl impugna la chitarra elettrica, canta Tom Petty e Springsteen e sembra non aver mai fatto altro in vita sua. E, come questa donna non finirà mai di stupirci, così Demme si riconferma un direttore di orchestre emozionali inconfondibile nel gran finale in un matrimonio da mummie, risvegliato da una mamma rock con le sue debolezze ma certamente meno ipocrita degli invitati.
Giuseppe D’Errico
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