“Dialoghi/Platone”, uno spettacolo scritto e diretto da Giovanni Franci, la recensione

DIALOGHI/PLATONE

scritto e diretto da Giovanni Franci

con PAOLO GRAZIOSI

e con Gianmarco Bellumori, Alberto Melone, Riccardo Pieretti e Fabio Vasco

elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni, assistente Fabio Del Frate

SPETTACOLO PRODOTTO DA FONDAMENTA Srl

Dal 10 al 20 ottobre all’OFF/OFF Theatre di Roma

Voto: 4½ su 10

Da uno dei giovani autori più interessanti della scena teatrale contemporanea, ecco quella che forse rappresenta la sua prova più ingenua e involuta. Con Dialoghi/Platone, che pure ha aperto la stagione di uno dei palchi più preziosi della capitale, l’OFF/OFF Theatre in via Giulia, Giovanni Franci compie il fatale errore di voler rendere attuale un discorso filosofico di per sé universale. Lo fa partendo dall’Apologia di Socrate, inestimabile compendio platoniano sul pensiero del grande filosofo greco e sul processo che lo vide accusato di corruzione verso le giovani menti e di ateismo: una compagnia d’attori vuole metterne in scena le fasi salienti, alternando così riflessioni sul significato delle parole e sul peso delle proprie scelte, a un ideale scambio di battute tra il maestro e i suoi discepoli.

A un interprete di consolidato spessore drammatico come Paolo Graziosi è riservato il compito di infondere solennità a un Socrate in completo coloniale e scarpe da tennis; i giovani fedelissimi che lo attorniano sono Eutifrone (Gianmarco Bellumori), tormentato da un senso di giustizia che l’ha portato a denunciare suo padre, Critone (Fabio Vasco), amico sincero del filosofo che tenterà inutilmente di farlo fuggire di prigione, Alcibiade (Riccardo Pieretti), la cui baldanza nulla ha potuto di fronte al convinto rifiuto del maestro di possederlo, e Fedone (Alberto Melone), una voce arresa all’ingiusta morte della sua guida spirituale.

Franci ci ha da sempre abituati a scenografie scarne, videoproiezioni perlopiù didascaliche e a un gioco affiatato tra gli attori in scena; anche questa volta tutto (ri)torna, ma è il testo ad apparire francamente inerte, incapace di traslare la potenza del concetto antico nella devastazione liquida dell’oggi. Tutto appare paradossalmente banale e datato, dallo schematismo con cui vengono presentati e “trattati” i vari personaggi, fino all’imperdonabile invasione di campo in platea, con i protagonisti intenti a baciare e abbracciare il pubblico in onore della liberazione sessuale. E per non farsi mancare alcun luogo comune circa le intenzioni gay friendly dell’operazione, Pieretti assicura un nudo integrale con bacio alla francese al il quasi ottuagenario Preziosi, i ragazzi leggono biografie di vecchie dive (Davis, Crawford, Monroe) completamente fuori contesto e tutti si accarezzano dolcemente sullo sfondo della passione e morte di Socrate, perché l’amore libero è bello, ma l’importante è soprattutto amare. L’impressione è quella di un’audace tesina di maturità classica, piena di quella puerile sfrontatezza che si concede di buon grado agli adolescenti, ma da Franci ci aspettavamo qualcosa con un po’ più di nerbo.

Giuseppe D’Errico

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