
Chesil Beach – Il segreto di una notte (On Chesil Beach, GB, 2017) di Dominic Cooke con Saoirse Ronan, Billy Howle, Emily Watson, Samuel West, Anne-Marie Duff, Adrian Scarborough
Sceneggiatura di Ian McEwan, dal suo romanzo omonimo (Einaudi)
Drammatico, 1h 45’, CINEMA, in uscita il 15 novembre 2018
Voto: 7½ su 10
Penultima trasposizione, in ordine di tempo di realizzazione e non per uscita in sala, da un romanzo di Ian McEwan (chiude la lista, per ora, The Children Act – Il verdetto di Richard Eyre, da “La ballata di Adam Henry”), Chesil Beach è forse l’opera più intimista e psicologicamente dirompente del grande scrittore inglese. Difficile pensarne ad una traduzione per immagini: una piccola storia che si fa eco del disagio di una generazione, un amore sincero e fragile, quello tra la delicata violinista Florence e l’impetuoso storicista Edward, nell’Inghilterra puritana alle porte della rivoluzione sessuale. Narrazione sincopata tra flashback, riflessioni sociali e flusso di coscienza, e un momento, quella della prima notte di nozze, volutamente ritardato per creare attesa e attorno al quale ruota tutto il racconto.
Il film di Dominic Cooke, uno dei più apprezzati registi teatrali inglesi qui al suo debutto cinematografico, arriva sullo schermo dopo una gestazione del progetto lunga e accidentata: fu lo stesso McEwan a produrre uno script dal suo romanzo e, nel 2010, sembrava che il tutto potesse concretizzarsi nelle mani di Sam Mendes, che aveva già dimostrato particolare sensibilità su temi affini con Revolutionary Road, a sua volta una trasposizione dall’americano Richard Yates; ma è solo con un cambio di produzione che il film ha iniziato a prendere forma anni più tardi, con l’arruolamento di Cooke e la disponibilità di McEwan a rivedere il suo copione insieme al nuovo regista. Ne è venuto fuori un film forse un po’ inamidato e schematico, con un finale tanto commovente quanto privo della struggente sospensione dell’originale letterario, ma egualmente empatico e sincero nell’analisi scabrosa di una sessualità incolpevolmente repressa.
Florence ed Edward, interpretati da una splendida Saoirse Ronan e da Billy Howle, si amano di un amore puro, nel senso letterale del termine: le loro effusioni sono quelle tenere e ingenue di due ragazzi che non hanno alcuna familiarità col corpo dell’altro, e se lei vive con un misto di disgusto e terrore l’idea dell’atto sessuale secondo la meccanica appresa dai manuali per signorine, lui si lascia guidare dalla prorompente vitalità dei suoi naturali istinti. Il momento cruciale giunge, lungamente temuto da entrambi, nella stanza d’albergo che li ospita per il matrimonio e che affaccia sulla sterminata spiaggia di ciottoli bianchi di Chesil Beach: istanti interminabili, giochi di sguardi carichi di ansia, mosse sbagliate e piccoli gesti di imbarazzato pudore saranno fatali per la prestazione, ma dal fallimento di una notte scaturirà la prima vera occasione per conoscersi, come mai prima di allora.
La costruzione narrativa del film conserva l’alternarsi tra la descrizione delle ore fatali del primo sospiratissimo amplesso al passato dei due protagonisti, inquadrandoli nei rispettivi contesti sociali: Florence è di buona famiglia ma non per questo meno affabile, Edward di estrazione più modesta e con una madre cerebrolesa a seguito di un incidente. Sono le loro personalità così precise, costruite per contrasti, i punti di forza di un film che, con apprezzabile buon gusto, riesce ad evitare sempre voyeurismo e grevità. Non sempre la pacatezza di toni riesce però a restituire la critica alla società dell’epoca che McEwan esorcizzava in maniera così acuta nel romanzo, ma il travaglio di questi due giovani condannati da un disagio insormontabile suggerisce una riflessione talmente profonda da rendere assolutamente secondari i limiti del film che, tra l’altro, ha in Cooke un regista capace di offrire anche inaspettate raffinatezze di messa in scena (l’ultima inquadratura è emblematica dell’intera storia). Su tutto, svetta l’eccellente interpretazione di Saoirse Ronan, perfettamente equilibrata tra devozione, umanità e sconfitta, in uno spettacolo mirabile di recitazione in implosione.
Chesil Beach, anche nella sua versione cinematografica, rimane il dramma nostalgico e mai banale di un amore che si infrange contro le rigidità mentali inculcate dalla società come le onde del mare sugli scogli, la rappresentazione dell’impeto trattenuto di una passione incapace di oltrepassare l’ostacolo per raggiungere la riva. Non era un compito facile.
Giuseppe D’Errico
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