“Cenerentola”, principessa fortunata nel regno di Branagh

Cenerentola (Cinderella, Usa, 2015) di Kenneth Branagh con Cate Blanchett, Lily James, Richard Madden, Helena Bonham Carter, Holliday Grainger, Sophie McShera, Stellan Skarsgard, Ben Chaplin, Hayley Atwell, Nonso Anozie, Derek Jacobi

Sceneggiatura di Chris Weitz

Fantasy, 1h 45′, The Walt Disney Company Italia, in uscita il 12 marzo 2015

Voto: 6 su 10

Già solo per l’assenza degli insostituibili teatrini canori dei topini, questa nuova versione live action di Cenerentola non è riuscita a fare breccia nei nostri cuori. Senza dubbio fedele al capolavoro animato del 1950, ma allo stesso tempo privo di emozione e, soprattutto, di tensione. Ebbene sì: ricordate quel colpo di scena finale inarrivabile, con la matrigna che mette lo sgambetto al paggio e la scarpetta che finisce in pezzi, e Cenerentola che, beata, esclama “tanto io ho l’altra scarpetta!” per dar prova del suo piede da principessa, con sguardo di sconcerto della matrigna come risultato? CENERENTOLA_2015_GSono momenti come questo che mancano alla piatta illustrazione che ne fa Kenneth Branagh, lontanissimo dai fasti shakespeariani. Addirittura, la Cenerentola dell’insipida Lily James (quanto ci sarebbe piaciuta una Dianna Aggron nella parte) si fa fregare la seconda scarpetta dalla matrigna, una venerabile Cate Blanchett in versione Gloria Swanson, ben prima della battuta di caccia feticista ordita dal bel principe azzurro Richard Madden. Sveglia la ragazza.

Insomma, non è che le principesse disneyane abbiano mai avuto chissà quale spirito imprenditoriale, ma la passività di questa Cenerentola le batte tutte. Come lei nessuna mai, aspetta che le fortune le arrivino dalla bacchetta di una fata madrina (è una leziosissima Helena Bonham Carter, ma avremmo goduto con l’immortale Angela Lansbury!) e, non contenta, rischia anche di mandarle a rotoli. Non fa nulla per migliorare il suo status di sguattera in casa propria, non rivendica mai i suoi diritti, non si arrabbia mai, è solo tanto buona: che noia di donna. Aveva ragione Laura San Giacomo che, in Pretty Woman, sbottava verso Julia Roberts in una battuta divenuta proverbiale…

Detto ciò, non si può rimproverare a Branagh né allo sceneggiatore Chris Weitz (La bussola d’oro) di aver assecondato la nuova linea editoriale delle principesse Disney, votate al buonismo più sconclusionato. Le bimbe resteranno comunque a bocca spalancata per gran parte della proiezione: tra scenografie (della premiata ditta Ferretti-Lo Schiavo) e costumi (di Sandy Powell: oltre mille cristalli swarowski per il vestito del gran ballo) non si sa dove posare gli occhi e, benché anonimo, lo spettacolo regge e l’attrazione funziona.

Giuseppe D’Errico

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