“Cabaret – Il musical”: Ottonello splende per la Compagnia della Rancia

CABARET – il musical
con: Giulia Ottonello, Giampiero Ingrassia, Valentina Gullace, Mauro Simone, Altea Russo, Michele Renzullo, Alessandro di Giulio
scene: Gabriele Moreschi, Saverio Marconi
coreografie: Gillian Bruce
testo: Joe Masteroff
musiche John Kander – liriche di Fred Ebb
regia Saverio Marconi
produzione: Compagnia della Rancia

Voto Ozza: 8 su 10
Voto D’Errico: 7½ su 10

Un’emozione. Almeno una la proverete, nell’ultimo lavoro proposto dalla Compagnia della Rancia: Cabert. Ci scommettiamo: probabilmente un brivido nel finale agghiacciante e struggente, che spiazza e fa riflettere. Forse nella toccante e tenera storia d’amore fra l’ebreo Herr Schultz e Fräulein Schneider, e chissà, nei destini solitari dei due protagonisti, Sally e Cliff.
Fatto sta che il nuovo allestimento firmato da Saverio Marconi vanta una vera star, altro che star, un “pianeta” (citando una battuta dell’opera) che di nome fa Giulia e di cognome Ottonello. Una voce unica, melodiosa, chiara, pulita, toccante, capace di mille sfumature e altrettanti modi di arrivare allo spettatore e scuoterlo dentro, nelle viscere. Giulia dimostra anche di saper recitare: restituisce una buona analisi del personaggio, ne propone una versione ironica e simpatica di Sally Bowles, che convince e si fa apprezzare, prova ne sono gli scroscianti applausi che la accolgono e la salutano con affetto: meritatissimi.
Giulia però non adombra un’altra stella, che cresce, cresce e si fa notare sempre di più: si chiama Valentina Gullace (Fräulein Kost), l’abbiamo conosciuta e apprezzata nel felicissimo Frankenstein Junior della stessa compagnia. Valentina ha un’ottima padronanza del movimento scenico e un’estensione vocale da brivido: completissima e convincente. Insomma: Giulia e Valentina, due regine.
Non in ultimo il bravo Giampiero Ingrassia: un o forse “il” professionista del musical in Italia. Un attore completo, a cui viene davvero facile cantare, ballare e recitare, mantenendo alto il livello di tutte le discipline, non si può che riconoscerglielo e siamo felici di poterlo fare. A lui e al regista, però, un piccolo appunto sulla restituzione del suo personaggio, il Maestro di Cerimonie: l’averlo allontanato dalla sua omosessualità (snaturando anche di conseguenza lo stesso locale Cabaret) ha compromesso e fatto perdere una serie di ricadute sul finale e sul background storico che caratterizza l’opera (l’ascesa del Nazismo e delle sue teorie non solo antisemite…). Una scelta, insomma, che non si riesce a comprendere fino in fondo e che lui stesso dichiara in un’intervista rilasciata pochi giorni fa, della quale ne riportiamo il virgolettato: «Ho reso il Maestro più cattivo, decadente, morboso, ambiguo, malvagio. E ne ho privilegiato l’aspetto più etero, vestito con un frac zingaresco, un’eleganza che dà nell’occhio, con un trucco quasi da Joker».
Sul fronte della messa in scena, invece, spendiamo un apprezzamento alla scenografia di Gabriele Moreschi e dello stesso Marconi: è progettata secondo un preciso concetto drammaturgico capace di esprimersi con potenza e incisività nel bel finale dell’opera (che ovviamente non vi riveliamo) e riesce, pur nella sua semplicità, ad accompagnare, e in alcuni casi addirittura a mettere a fuoco, le svolte della narrazione, cosa non da poco.
Ma volendo fare i critici puntigliosi, provando ancora a dare un senso a questo mestiere ormai depauperato della sua funzione originaria, vorremo segnalare anche un paio di piccole criticità di questo allestimento, solo al fine di incoraggiare un miglioramento. Mauro Simone, interprete delicato e preparato, risulta un po’ troppo sottotono nella recitazione, imbrigliato e intrappolato, forse, nella difficoltà di restituirci un personaggio (Cliff) ingenuo e che si apre alla vita nel corso del suo viaggio. Anche il corpo di ballo sembra aver bisogno di maturare: le coreografie sono sicuramente divertenti e ironiche nella loro provocatorietà, ma alcuni movimenti sono ancora slabbrati, da puntualizzare-perfezionare nella loro pulizia e dinamicità (compresi cambi di scena, entrate ed uscite) e siamo più che sicuri che ciò avverrà nelle repliche dello spettacolo, al suo debutto nella capitale. La sera della prima, inoltre, si è riscontrato uno sbilanciamento dei volumi: spesso la base dei numeri musicali era troppo alta e copriva le splendide voci degli esecutori, rendendo poco intelligibili anche le parole.
Tutti ritocchi, insomma, che in genere si fanno quando uno spettacolo viene messo in piedi e deve incamminarsi, nulla di grave. Se i nostri lettori vorranno aggiornarci, a tal proposito, saremo felici di ospitare commenti pertinenti e vi alleghiamo, quindi, in calce all’articolo, la tournée delle date di Cabaret.
Per il resto, due ore di intrattenimento intelligente, emozionante, che nutre l’anima e la mente. Cosa poter desiderare di più? Complimenti e grazie a tutta la compagnia.
Andrea Ozza

SECONDA RECENSIONE

Non è certamente impresa facile portare sul palcoscenico il musical del 1966 che John Kander e Fred Ebb trassero dal dramma teatrale I’m a Camera di John Van Druten, a sua volta ispirato alla raccolta di racconti Addio a Berlino dello scrittore Christopher Isherwood. Cabaret è uno spettacolo di grandissima profondità, che vanta, tra l’altro, l’indimenticabile trasposizione cinematografica diretta dal geniale Bob Fosse e interpretato in maniera iconica da Liza Minnelli e Joel Grey. Solo di recente, a Broadway, il ruolo di Sally Bowles è stato ricoperto da attrici come Emma Stone e Sienna Miller.

L’allestimento italiano della Compagnia della Rancia, con la regia del veterano Saverio Marconi, è come sempre di alta qualità. La Ottonello furoreggia nei succinti panni della sciantosa da night club all’avvento del nazismo, e Ingrassia è un impeccabile maestro di cerimonie (poco coraggioso, però, l’aver eliminato ogni traccia di ambiguità sessuale dal ruolo).

Ristagna, altresì, una certa piattezza nelle parti recitate, non certo per mancanze interpretative, quanto piuttosto per una sorta di ignavia d’intenti, mai davvero comici e solo nel magnifico finale autenticamente drammatici. Strepitosi i numeri musicali, che riescono persino nel compito di far digerire i testi di memorabili canzoni tradotti in italiano. Una bella prova di professionalità, anche se si sperava di attendere un capolavoro.

Giuseppe D’Errico

TOUR
Calendario in via di definizione – aggiornamenti su www.musical.it
Stagione 2015/2016
ROMA Teatro Brancaccio dal 7 al 18 ottobre 2015
PESARO Teatro Rossini dal 22 al 25 ottobre 2015
GORIZIA Teatro Verdi il 26 ottobre 2015
MESSINA Teatro Vittorio Emanuele dal 29 ottobre all’1 novembre 2015
LOCARNO Teatro di Locarno dal 4 al 5 novembre 2015
SAVONA Teatro Chiabrera dal 6 all’8 novembre 2015
MILANO Teatro della Luna dal 12 al 22 novembre 2015
CENTO Teatro Borgatti il 3 dicembre 2015
REGGIO EMILIA Teatro Romolo Valli dal 18 al 20 dicembre 2015
PAVIA Teatro Fraschini dal 31 dicembre 2015 all’1 gennaio 2016
ASSISI Teatro Lyrick dal 14 al 15 gennaio 2016
PRATO Politeama Pratese dal 16 al 17 gennaio 2016
VIGEVANO Teatro Cagnoni dal 19 al 20 gennaio 2016
GENOVA Politeama Genovese dal 21 al 23 gennaio 2016
TORINO Teatro Alfieri dal 25 al 31 gennaio 2016
SACILE Teatro Zancanaro il 3 febbraio 2016
UDINE Teatro Giovanni da Udine dal 5 al 6 febbraio 2016
GROSSETO Teatro Moderno il 15 febbraio 2016
TARANTO Teatro Orfeo il 26 febbraio 2016
BARI Teatroteam dal 27 al 28 febbraio 2016
VERONA Teatro Nuovo dall’1 al 3 marzo 2016
FIRENZE Teatro Verdi dal 4 al 6 marzo 2016
COMO Teatro Sociale il 17 marzo 2016
NOVARA Teatro Coccia dal 19 al 20 marzo 2016
BOLOGNA Teatro Duse dall’1 al 3 aprile 2016

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