“Bling Ring”, baby gang con griffe, il malessere del benessere visto dalla Coppola

Bling Ring (The Bling Ring, Usa, 2013) di Sofia Coppola, con Emma Watson, Taissa Farmiga, Israel Broussard, Kathie Chang, Claire Julien, Leslie Mann, Georgia Rock, Gavin Rossdale, Carlos Miranda

Sceneggiatura di Sofia Coppola, da un articolo di Nancy Jo Sales apparso su “Vanity Fair”

Drammatico, 1h 32’, Lucky Red, in uscita il 26 settembre 2013

Voto: 7½  su 10

Tra la fine del 2008 e l’agosto del 2009, una banda di ragazzini poco più che adolescenti porta a segno una serie di furti nelle case dei vip più in vista del momento, da Paris Hilton a Lindsay Lohan, cercando su Google indirizzi e informazioni utili a capire quando effettuare i colpi in sicurezza. La refurtiva accertata è pari a 3 milioni di dollari. All’arresto dei ladruncoli fa seguito un articolo in merito su Vanity Fair USA. Sofia Coppola ne trae ispirazione per un nuovo capitolo del suo personale percorso nella cultura pop americana, dopo film come Il giardino delle vergini suicide, Lost in translation e l’ultimo Somewhere.

THE-BLING-RING-PosterGiovani, carini e occupatissimi a emulare i loro divi preferiti in una vita di eccessi e lustrini da reality, i protagonisti sono i figli malati del nuovo sogno di gloria contemporaneo, quello dell’apparire sempre al top per non essere mai flop, essere per esserci a qualunque costo, per far sfoggio di (finto) benessere e di capi all’ultima griffe. La cronaca diventa, in questo modo, solo l’aggancio per l’autoscatto di un mondo di deprimente oblio, di un vuoto umano cosmico che riesce a colmarsi solo con il possesso del look di qualcun altro, pazienza (o tanto meglio?) se il brivido da provare è quello del furto.

La regia  della Coppola diventa ancor più minimalista ed eccentrica che in passato, sembra ripetitiva e invece diventa ossessiva, incessante, meccanica, in linea col piano della sua baby glam-gang formata da bambocci insicuri e ricche rampolle instupidite da precetti new age. Il quadro è clinico, asettico, ipnotico, disturbante: chi vuole essere così? Molti, troppi. Sofia, per una volta, giudica, e lo fa con intelligenza e corrosiva ironia. Da una figlia della sua epoca, ex icona da videoclip degli anni Novanta, uno sguardo acuto sulla (de)generazione del nuovo millennio, interpretata da un cast di giovani promesse (e dalla certezza Emma Watson, odiosa e strepitosa) e forte di una confezione lucida e impeccabile. Colonna sonora da annotare, traccia dopo traccia.

Giuseppe D’Errico

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