Beautiful Boy (id, Usa, 2018) di Felix Van Groeningen con Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Amy Ryan, Timothy Hutton, Amy Forsyth
Sceneggiatura di Luke Davies e Felix Van Groeningen, dai romanzi “Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction” di David Sheff e “Tweak: Growing Up on Methamphetamines” di Nic Sheff.
Drammatico, 1h 58′, 01 Distribution, in uscita il 13 giugno 2019
Voto: 7 su 10
In cosa si differenzia Beautiful Boy, il film di Felix Van Groeningen sul calvario autolesionistico di un giovane ragazzo sprofondato nella dipendenza da metanfetamine, rispetto alla fluviale filmografia già esistente sull’argomento? La risposta potrebbe essere molto semplice: in nulla, purtroppo. La realtà che racconta e che porta in scena è così tragicamente cristallizzata nel suo iter processuale da rendere persino fuori luogo un accenno che ne confonda il percorso, nonostante la narrazione cinematografica sia sempre avida di novità drammaturgiche, immedesimazioni profonde e colpi di scena. Beautiful Boy, invece, non ha la presunzione di voler “dire” qualcosa di nuovo sul tema, semmai aggiunge solo un ulteriore tassello alla liturgia filmica della tossicodipendenza, ma lo fa con un intimismo spesso straziante, peculiarità che il regista belga aveva già avuto modo di sfoggiare nell’acclamato melodramma a ritmo di folk music Alabama Monroe.
Per questo suo esordio in lingua inglese, Van Groeningen si serve dei romanzi autobiografici, rispettivamente, del giornalista David Sheff e di suo figlio Nicolas, entrambi incentrati sulla medesima vicenda ma, evidentemente, trattata secondo punti di vista differenti: nel primo caso, un padre tenta con ogni mezzo di salvare il suo primogenito dall’abisso della droga, fino ad arrivare a una durissima consapevolezza; nel secondo, un brillante e irrequieto diciannovenne, schiavo di una ossessiva forma di dipendenza da crystal meth, una terribile sostanza stupefacente che distrugge le cellule cerebrali, tende a sabotare puntualmente tutti i tentativi di aiuto della famiglia pur di perseguire il suo cammino di autodistruzione, fin quasi a morirne. Sullo schermo, i due personaggi principali sono interpretati in modo straordinario da Steve Carell e Timothée Chalamet.
Il film, sceneggiato dal regista con Luke Davies (Paradiso + Inferno, Lion) con un occhio al cinema degli affetti casalinghi del passato, attraverso una narrazione sincopata che mischia lampi del passato al dolore del presente, indaga un difficile rapporto genitoriale che si incrina senza apparente motivo: è il male oscuro il vero protagonista di Beautiful Boy, quel buco nero di malessere esistenziale che si cela in ognuno di noi e che, a volte, può portare alla disperazione assoluta, senza alcuna via di uscita. Pur con la tendenza a scegliere alcune soluzioni formali di facile presa emotiva, come ad esempio un uso smodato di canzoni ad effetto (Massive Attack, Sigur Ros, Nirvana, David Bowie, Tim Buckley…), Van Groeningen firma un’opera intensa, onesta e profondamente dolorosa, in grado di comunicare allo spettatore non solo il senso di angoscia che affligge, forse da sempre, i ragazzi dal sicuro avvenire, ma anche l’esasperazione e la sconfitta di un genitore chiamato a rinunciare al proprio figlio pur di saperlo sano e salvo. Non ultimo, il film sarà ricordato per la prova recitativa davvero impressionante di Timothée Chalamet, giovane attore di incredibile talento e sempre più richiesto.
Giuseppe D’Errico
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