“Babadook”, una fiaba di fantasmi interiori per l’horror dell’esordiente Kent

Babadook (The Babadook, Australia, 2014) di Jennifer Kent con Essie Davis, Noah Wiseman, Daniel Henshall, Ben Winspear, Hayley McElhinney

Sceneggiatura di Jennifer Kent

Horror, 1h 34′, Koch Media – Midnight Factory, in uscita il 15 luglio 2015

Voto: 7½ su 10

Il cinema horror, negli ultimi tempi, naviga in cattive acque. Pochissime le opere degne d’interesse in un totale di operazioni derivative e prefabbricate, tra sequel, remake, reboot e non una sola idea capace di andare oltre fragori orchestrali e salti sulla poltrona. Non stupisce, quindi, che un film d’esordio come Babadook dell’australiana Jennifer Kent, abbia raccolto consenso pressoché unanime tra la critica internazionale. Gioiellino di grandi speranze, sia nei confronto di un genere in panne che verso una nuova interessante autrice, Babadook torna a sposare una narrazione classica per tradurre l’orrore nelle inquietudini del privato.

locandinaCome in Shining di Stanley Kubrick, modello inequivocabile, un’ossessione infantile si fa specchio delle paure dell’adulto: una mamma sola e stanca (Davis), tormentata dalla morte violenta del marito in un incidente stradale proprio mentre lei era preda delle doglie del parto, tenta in tutti i modi di contrastare le ansie del figlioletto (Wiseman), iperattivo e convinto che un mostro sia entrato in casa per ucciderli; quando in casa si materializza un inquietante libro per l’infanzia dal titolo “Mister Babadook”, il bambino si convince che sia proprio quel personaggio oscuro a popolare i suoi incubi. E anche la madre finirà per trovarselo davanti agli occhi…

Horror psicologico e dall’essenziale valenza metaforica, mirabilmente sostenuto sul filo tra razionale e irrazionale, Babadook è una struggente fiaba di fantasmi interiori, modellato su un immaginario cinematografico che spazia da Melies all’espressionismo tedesco (dal Faust al Dr. Calligari di Murnau), senza dimenticare le lezioni di Carpenter e Bava. Esemplare per approfondimento umano ma non altrettanto chiaro nel rendere credibile la sfera fantastica del racconto, che si nutre di qualche luogo comune forse superfluo, Babadook resta comunque uno dei migliori esempi di “film di paura” degli ultimi anni per quella sua capacità di generare tensione drammatica attraverso un semplice ma efficace interrogativo: l’uomo nero esiste davvero o è solamente una proiezione dello stress da abbandono del figlio e della depressione della mamma? A proposito, magnifica l’interpretazione di Essie Davis (nota in Italia per la serie Miss Fisher – Delitti e misteri), stoica nella sopportazione verso un bambino che metterebbe a dura prova anche l’animo più pacifico. Grande lavoro di fotografia per rendere ancor più angusto un interno famigliare dai toni bluastri con profondissime immersioni nel buio. Ci auguriamo di sentire ancora parlare di Jennifer Kent.

Giuseppe D’Errico

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