
Aspirante vedovo (Italia, 2013) di Massimo Venier, con Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Alessandro Besentini, Francesco Brandi, Clizia Fornasier, Bebo Storti, Ninni Bruschetta, Roberto Citran, Tatti Sanguineti, Stefano Chiodaroli
Sceneggiatura di Ugo Chiti, Michele Pellegrini, Massimo Venier, dal soggetto originale del film “Il vedovo” di Dino Risi
Commedia, 1h 24’, 01 Distribution, in uscita il 10 ottobre 2013
Voto: 4 su 10
Ce ne vuole di coraggio per imbarcarsi in una sfida che in molti avrebbero considerato persa in partenza, con tutto il rispetto per i fior di professionisti che questa sfida l’hanno poi raccolta, non senza incoscienza. Il coraggio è sempre, di per sé, motivo di pregio, specie quando si dimostra necessario a produttori, sceneggiatori e tutta la bella compagnia artistica, per andare a riprendere uno dei capolavori indiscussi della nostra commedia classica, Il vedovo (1959) a firma Dino Risi e interpretato da due mostri sacri come Alberto Sordi e Franca Valeri.
L’idea (di Beppe Caschetto) di farne un remake aggiornato ai tempi poteva avere i suoi vantaggi: non è sbagliato pensare di riportare nel cinema italiano una risata amara e dissacrante, priva della dilagante correttezza che ammorba la stragrande maggioranza dell’ultima produzione leggera. Quale miglior occasione, allora, se non provare a testarla sulla scorta di un soggetto grottesco d’annata praticamente perfetto? Per certi versi discutibile, l’intenzione ha un suo fondo di sincerità.
Servendosi, così, della storia di Alberto Nardi (De Luigi), un cretino con velleità imprenditoriali che, nelle 24 ore scarse di presunta vedovanza, crede di aver ereditato l’immenso patrimonio dell’odiatissima moglie Susanna (Littizzetto), salvo poi ritrovarsela viva e vegeta in casa, il regista Massimo Venier e i suoi sceneggiatori hanno cercato di fornire un quadro spietato del periodo che stiamo vivendo, trasferendo l’azione nella plumbea Milano dell’economia selvaggia e degli intrallazzi interessati a fini personali, e modellando quanto possibile i personaggi per l’occasione, lui nel tipico parassita trafficone non troppo lontano dall’archetipo di Sordi, lei in una spaventosa virago assetata di soldi, invincibile e infallibile tanto da tenere in piedi un matrimonio per non dare agli altri la soddisfazione di vederla sconfitta per una volta, anni luce distante dall’insopportabile eppur adorabile Elvira della Valeri, che appellava il marito con il proverbiale “cretinetti”.
Purtroppo, non basta qualche battuta effettivamente spiazzante (“Speriamo che questa crisi non finisca mai, c’è da fare soldi a palate”) e una manciata di occasioni macabre per fare una commedia nera degna di tale titolo. In Aspirante vedovo c’è ben poco (diciamo pure nulla) da ridere, manca completamente la leggerezza del racconto originario, la stabilità psicologica dell’intero impianto, persino la credibilità delle singole azioni. Qualche sorriso giunge sporadico solo grazie alle interpretazioni di De Luigi e della Littizzetto, umili (e intelligenti) quel tanto a non scimmiottare inutilmente i due attori di riferimento, il resto sembra un’infelice operazione di cassetta più che un omaggio o un tentativo di esplorare territori nuovi nel cinema italiano.
Giuseppe D’Errico
Lascia un commento