“Wonder”, un film di Stephen Chbosky, la recensione

Wonder (id, Usa, 2017) di Stephen Chbosky con Jacob Tremblay, Julia Roberts, Owen Wilson, Mandy Patinkin, Izabela Vidovic, Noah Jupe, Sonia Braga, Danielle Rose Russell

Sceneggiatura di Stephen Chbosky, Steve Conrad, Jack Thorne dal romanzo omonimo di R.J. Palacio (ed. Giunti)

Drammatico, 1h 53′, 01 Distribution, in sala dal 21 dicembre 2017

Voto: 6½ su 10

Uno dei massimi grattacapi degli insegnanti scolastici è la ricerca dei film giusti da somministrare come proposta di riflessione ai propri studenti. Tra le tematiche predilette per orientare tale incombenza c’è indubbiamente la diversità, sia essa intesa come menomazione fisica o in termini di minoranza etnica, meglio ancora se la condizione è vissuta da un ragazzino in una fascia d’età tra la tarda infanzia e l’adolescenza, così da poter inglobare nel dibattito anche il problema del bullismo. E allora, cosa proporre agli occhi distratti degli alunni? Capolavori con l’enorme limite del bianco e nero come Anna dei miracoli, Il buio oltre la siepe e The elephant man otterrebbero solo un frustrante effetto boomerang, un grazioso filmetto datato come La mia guardia del corpo passerebbe come acqua fresca senza lasciare traccia, e dello splendido Dietro la maschera di Peter Bogdanovich ricorderebbero solo lo spaventoso make up che ricopre il volto di Eric Stoltz, fermandosi a ridacchiare di tanto in tanto a causa delle canne che fuma la grintosa mamma Cher.

wonder-2017-Stephen-Chbosky-posterL’ultima spiaggia per il professore risiedeva nelle potenzialità lacrimevoli del pur nobile Basta guardare il cielo di Peter Chelsom, che presenta al suo interno la bella metafora del gigante ottuso che porta sulle proprie spalle lo storpio dalla mente brillante, ma il finale mortuario toglieva ai ragazzini ogni entusiasmo. Tutto questo fino a oggi, perché Stephen Chbosky ha realizzato il film didattico perfetto, questo Wonder, tratto dal romanzo omonimo di R.J. Palacio e pronto a monopolizzare le mura scolastiche di tutto il mondo.

Il film porta in scena, con una insperata dose di sensibilità, il difficile percorso di integrazione sociale di August Pullman (l’ormai lanciatissimo Tremblay), un bambino il cui volto è orribilmente deturpato da una malformazione genetica. Ogni capitolo della sua storia è narrato secondo il differente punto di vista delle persone che gli sono intorno, così che a essere restituito allo spettatore non sia solamente il disagio evidente dell’incrollabile Augie, ma anche l’esistenza solitaria di sua sorella Via (Vidovic), il bisogno di appartenenza della sua ex migliore amica Miranda (Russell) e il senso di contrasto lacerante del piccolo Jack (Jupe), che in August ha trovato inaspettatamente un amico vero. A completare un simile quadro ci sono i genitori del protagonista, due persone splendide interpretate da Owen Wilson e Julia Roberts (che è un po’ come dire San Giuseppe e la Madonna nel cinema).

Il regista non è nuovo a indagare i territori delle difficoltà giovanili (aveva scritto il romanzo Noi siamo infinito e diretto l’omonimo film): con Wonder propone un tipico prodotto edificante per famiglie dalla struttura narrativa praticamente impeccabile, volutamente priva di sfumature, adagiata su facili stereotipi sentimentali e manicheismi vari a corroborare una morale inequivocabile, sempre restando alla superficie della materia trattata e sfumando ogni accenno di inquietudine in un sorriso rassicurante. La confezione levigata, gli ammicchi nerd a Guerre stellari e un cast pressoché infallibile fanno il resto. Va benissimo! I professori tutti faticheranno a non stringersi soddisfatti in un caldo abbraccio a fine visione, mentre gli scolari si riconosceranno, chi più chi meno, nelle dinamiche bambinesche così ben orchestrate dalla furbissima triade di sceneggiatori all’opera. Quindi grazie Stephen Chbosky, perché probabilmente Wonder non entrerà di diritto nella storia del cinema, ma è fuor di dubbio che farà la storia di qualunque programma scolastico di qui a vent’anni almeno.

Giuseppe D’Errico

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