“La vita a rate”, ottimi attori e belle ambizioni in una commedia perfezionabile

Nuova Compagnia di Prosa
LA VITA A RATE
di Paolo Triestino
con David Sebasti, Paolo Triestino, Edy Angelillo
scene Francesco Montanaro
costumi Adelia Apostolico
luci Marco Laudando
coreografia Eugenio Dura
regia di Paolo Triestino
organizzazione e distribuzione RAZMATAZ

in scena al Teatro della Cometa di Roma fino al 1° giugno 2014

Voto: 6½ su 10

Probabilmente in pochi ricorderanno un piccolo grande film italiano del 1994, scritto con Johnny Dell’Orto e diretto da Sandro Baldoni, dal titolo Strane Storie – Racconti di fine secolo, in cui, in forma episodica, venivano narrati tre fatti volutamente assurdi per esorcizzare la paura del nuovo millennio all’orizzonte. C’era un uomo, interpretato da Ivano Marescotti, che correva asfissiato per le strade della città, in preda a un terribile soffocamento: non aveva pagato la bolletta dell’aria e cercava disperatamente uno sportello postale per poter riparare alla morosità; c’era una donna sola che si recava al supermercato per acquistare, al banco frigo, un modello di uomo “tenero” con cui poter amabilmente socializzare, salvo poi constatare a casa che il prodotto respingeva ogni sua mossa, in quanto scaduto; e c’erano due famiglie, una povera e nordista, l’altra ricca e terrona, intente a darsele di santa ragione, tra minacce a mano armata e bombe atomiche di contrabbando. Un grottesco di razza (e la cornice narrativa non era meno suggestiva) che sarebbe bello rivedere.

lavitaarate-6392-©gabrielegelsi

Chissà se il film fa parte del bagaglio di ispirazioni cinematografiche da cui Paolo Triestino, ottimo attore qui alla prima esperienza come autore, avrà sicuramente attinto per La vita a rate, commedia distopica in cui si immagina un futuro, neppure troppo lontano, dove tutto è acquistabile, non solo oggetti ma anche l’aria, il sole e i sentimenti delle persone. Il protagonista è un uomo (interpretato da David Sebasti) che si trova costretto a dover praticare drastici tagli allo stile di vita che conduce con la moglie (Edy Angelillo); per farlo, si reca da uno strambo commercialista (lo stesso Triestino) che gli indica le vie meno dolorose per ovviare alla crisi. Rinuncia al cane, ai due gatti, alla propria amante, restano la siepe e l’amante greco della moglie. Intoccabile il pacchetto “Full positive emotions”, in grado di controllare gli umori di tutti, costantemente calibrati su una mostruosa serenità. E mentre volano le cifre e si sfornano delle gran torte, nell’uomo scatta una crisi di coscienza totalizzante.

Facile fare raffronti tra la fantascienza teatrale e l’economia selvaggia che affligge le buste paga reali dell’ultimo periodo (con buona pace dei recenti contentini…), così come è evidente quanto a Triestino interessasse proporre una critica, tra il soave e lo spietato, alla compravendita morale e sociale dell’era contemporanea. La strada surreale adottata è ambiziosa, alcune scelte umoristiche centrate, altre pretese poetiche meno efficaci. Ma è come se il testo mancasse di corpo drammaturgico e di un reale arco narrativo e psicologico sul personaggio principale, cui Sebasti riesce a infondere comunque una sincera spaesatezza emotiva. La qualità della recitazione, unita all’eleganza della messa in scena (che unisce elementi di modernariato futuristico e giocattoli del secolo scorso), consente allo spettacolo di procedere senza intoppi, al netto di qualche ripetitività e di una scrittura che appare ancora perfezionabile, col rammarico per un soggetto che sarebbe potuto andare ben più a fondo nell’inumano.

Giuseppe D’Errico

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