Venezia74 – Fuori Concorso: “Victoria & Abdul”, un film di Stephen Frears, la recensione

Victoria & Abdul (id, Usa/GB, 2017) di Stephen Frears con Judi Dench, Ali Azar, Eddie Izzard, Olivia Williams, Michael Gambon, Adeel Akhtar, Simon Callow

Sceneggiatura di Lee Hall, dal libro “Victoria & Abdul: The True Story Of The Queen’s Closest Confidant” di Shrabani Basu

Biografico, 1h 50′, Universal Pictures International Italy, in uscita il 26 ottobre 2017

Voto: 8 su 10

Nel 1887, in occasione del Golden Jubilee che celebrava i 50 anni di regno della gloriosa Regina Vittoria, arrivò una moneta in dono dall’India, ancora colonia inglese, per festeggiare la sovrana; il prescelto alla consegna fu il ventiquattrenne Karim Abdul, inviato a Londra dalla natale Agra, dove era impiegato alla compilazione dei registri della prigione centrale. Nel giro di breve tempo dal suo arrivo, il giovane e aitante indiano divenne una figura di primo piano a corte: insignito del titolo di Munshi, o insegnante, dapprima istruì la regina sulle lingue Urdu e Hindi, poi la sua influenza sulla vita dell’anziana monarca divenne sempre più profonda, al pari se non maggiore di quella che già aveva esercitato su di lei John Brown, un servitore scozzese divenuto suo confidente e intimo amico dopo la morte dell’adorato marito, il principe consorte Alberto, scomparso nel 1861. 

Quest’amicizia, giudicata incomprensibile e scandalosa, durò più di dieci anni, per poi essere cancellata dalla famiglia reale dopo la dipartita della regina nel 1901: suo figlio Edoardo VII, infatti, fece cacciare Abdul da corte, ordinando che tutti i documenti relativi alla loro relazione, conservati in India e in Gran Bretagna, venissero immediatamente distrutti. Nel 2010, però, il rinvenimento dei diari del Munshi, conservati dai suoi eredi dopo la sua morte, avvenuta nel 1909, sono serviti alla scrittrice indiana Shrabani Basu per la stesura di un saggio storico che ha riportato alla luce l’intera vicenda. L’ha riletta per il grande schermo il formidabile regista britannico Stephen Frears, da sempre interessato a indagare ribellioni alle autorità e integrazioni difficili fin dai suoi mitici esordi con opere quali My Beautiful Laundrette e Prick Up Your Ears, per poi specializzarsi, in anni più recenti, in sapidi dietro le quinte del potere (The Queen), alternati ad accorati racconti biografici (Lady Handerson presenta, Florence).

Le due anime di Frears convivono a meraviglia in Victoria & Abdul, adorabile commedia in costume narrata con toni quasi fiabeschi, in cui l’elemento fuori dagli schemi non è l’estraneo proveniente da una cultura diversa, bensì la più intransigente delle regine d’Inghilterra, ritratta come un’anticonformista in piena regola, in lotta contro il sistema pur di andare oltre lo steccato del pregiudizio e inflessibile nel portare avanti il proprio volere. La interpreta, per la seconda volta dopo La mia regina di John Madden (1997) un’immensa Judi Dench, capace di passare dalla tenerezza più commovente all’implacabile rigidità contro quei sudditi che osteggiano i suoi ultimi momenti di felicità. Una sceneggiatura di diabolica manifattura (Lee Hall è l’autore, tra gli altri, dello script di Billy Elliot) assicura allo spettatore bisognoso di rassicurazioni un’evoluzione narrativa piena di squisite gradazioni emotive, Frears ci mette tutto il buon gusto e il mestiere di cui è a disposizione. Seppur evidentemente romanzata, è un vero piacere lasciarsi scaldare il cuore da una storia con un bellissimo messaggio di inclusione, gli occhi di Dame Judi fanno serenamente il resto.

Giuseppe D’Errico

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