“Uomini di parola”, quella nostalgia senile dell’hard boiled americano

Uomini di parola (Stand Up Guys, Usa, 2012) di Fisher Stevens, con Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Lucy Punch, Julianna Margulies, Vanessa Ferlito, Addison Timlin, Katheryn Winnick, Mark Margolis, Craig Sheffer, Bill Burr, Yorgo Constantin

Sceneggiatura di  Noah Haidle

Commedia, 1h 35’, Koch Media, in uscita l’11 luglio 2013

Voto: 6 su 10

Dopo 28 anni di galera, il gangster Valentine (Pacino) ritrova il vecchio compare di un tempo e suo migliore amico Doc (Walken). Peccato che questi abbia da ricoprire un ruolo ingrato: ucciderlo entro poche ore per conto di un loto lontano boss, intenzionato a vendicare la morte del figlio. Nel giro di una notte rivivranno le emozioni dei tempi andati, insieme al terzo componente della banda, Hirsch (Arkin), fatto evadere dall’ospizio e, tra sesso, pugni e furti d’auto, andranno fieramente in contro al loro destino.

431725Smaccata operazione di virile nostalgia cinefila, nonché funereo canto del cigno di un certo genere hard boiled che infiammò gli schermi del nero americano fino a rivelarsi nelle sue manifestazioni più minacciose e torbide nei polizieschi degli anni Settanta. Un film senile, certamente ben scritto e ancor meglio interpretato da tre storiche maschere di perdizione violenta (con un Pacino di sublime amarezza), in cui riecheggia la Hollywood malavitosa dei film di Paul Schrader e George Roy Hill, ma che non evita qualche eccessivo scivolone di grana grossa.

Atmosfere lounge e confezione vintage tutte da gustare, uno spettacolo forse fine a sé stesso ma sincero nei ritratti di tre dolenti rottami del crimine che si concedono la loro ultima notte da leoni, amanti delle belle donne e delle citazioni la bibliche, in attesa dell’ultimo ballo prima che il sole sorga.

Giuseppe D’Errico

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