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“Le braci” di Sándor Márai, uno spettacolo di Laura Angiulli, la recensione

LE BRACI

di Sándor Márai

Regia e drammaturgia Laura Angiulli

Con Renato Carpentieri e Stefano Jotti

Adattamento Fulvio Calise

Scene Rosario Squillace

Disegno luci Cesare Accetta

In scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma

Voto: 8 su 10

Un’ora per dare un senso ad un’attesa che dura da quarant’anni, il faccia a faccia aspettato per tutta la vita durante il quale poche frasi lapidarie si alternano a risposte negate e a silenzi che raccontano i vuoti di tre vite segnate dalla rinuncia.

Henrik, generale ormai in congedo permanente, perse l’amico di una vita, quel Konrad che ora impazientemente attende, quando l’uomo si allontanò verso terre lontane e solitarie, allorché – anni addietro – venne scoperta la relazione adultera di costui con Krisztina, moglie ora defunta dello stesso Henrik.

“Prima di andar via” di Filippo Gili, uno spettacolo di Francesco Frangipane, la recensione

PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili

Con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini, Barbara Ronchi, Aurora Peres
Musiche originali Roberto Angelini
Scenografia Francesco Ghisu
Luci Giuseppe Filipponio
Costumi Biancamaria Gervasio
Assistente alla regia Laura Fronzi
Foto Andrea Giansanti
Produzione Argot Studio
Regia Francesco Frangipane

In scena al Piccolo Eliseo dal 9 al 27 maggio

Voto: 6 su 10

Prima di andar via Francesco confessa il proprio dolore ai genitori e alle due sorelle, una sera, a cena. Poche parole lapidarie che falciano la normalità di una tranquilla famiglia borghese, ad annunciare una decisione irremovibile e dilaniante. Al disimpegnato chiacchiericcio che connotava la normalità di quell’assemblea ignara si sostituisce – immediatamente – un silenzio sordo, fiato mozzato e pensieri spezzati da una ferale verità pronunciata all’improvviso, senza alcun pietoso e inutile giro di parole. Come un colpo ricevuto alla bocca dello stomaco i commensali prendono ciascuno un tempo per tornare a respirare, provando a ragionare prima di aver qualcosa da dire per tentare di reagire, contrattaccare, provare a mutare una scelta che non può lasciarsi compiere, di lì a poche ore.

“Scende giù per Toledo” di Giuseppe Patroni Griffi, uno spettacolo di e con Arturo Cirillo, la recensione

SCENDE GIÙ PER TOLEDO
di Giuseppe Patroni Griffi

regia di Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Francesco De Melis
con Arturo Cirillo
luci Mauro Marasà
produzione Mache Teatro -Teatro Stabile Pubblico e Fondazione Napoli Teatro Festival

In scena al Piccolo Eliseo di Roma fino al 29 aprile

Voto: 7 su 10

Storia di Rosalinda Sprint, travestito dalla bionda zazzera – colpa della camomilla Schulz – che si dimena su e giù per le strade di Napoli in cerca del vero amore: è Scende giù per Toledo, dall’omonimo romanzo breve di Giuseppe Patroni Griffi, che tanto scandalo provocò alla sua prima pubblicazione, nel 1975, per la descrizione cruda e senza moralismi del travestismo omosessuale. La interpreta con vivo trasporto Arturo Cirillo, che dello spettacolo che anche regista.

“Stabat Mater – Oratorio per voce sola” di Antonio Tarantino, uno spettacolo di Giuseppe Marini, la recensione

STABAT MATER – Oratorio per voce sola
di Antonio Tarantino

Con Maria Paiato
Regia a cura di Giuseppe Marini
Aiuto Regia: Maria Castelletto
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Helga Williams
Musiche originali: Paolo Colletta
Disegno Luci: Javier Delle Monache
Produzione: Società per attori

In scena al Piccolo Eliseo dal 21 febbraio all’11 marzo 2018

Voto: 8 su 10

Parla, straparla, vomita parole in maniera ininterrotta per più di un’ora e mezza. Ti guarda dal centro del suo mondo fatto di stracci barattati in cambio di sesso (amore?) rubato al marito di un’altra donna, più brutta ma meno sfortunata di lei, magari anche meno sola. Il viso sfigurato da un trucco troppo carico, gli occhi, già di per sé troppo espressivi, enfatizzati da una matita nera a rendere ogni espressione più violenta,  carica di stupore, sguaiatezza, di richiesta di comprensione prima e di aiuto poi.

“Ferdinando” di Annibale Ruccello, uno spettacolo di Nadia Baldi, la recensione

FERDINANDO
di Annibale Ruccello

con Gea Martire (Donna Clotilde), Chiara Baffi (Gesualda), Fulvio Cauteruccio (Don Catellino), Francesco Roccasecca (Ferdinando)
regia Nadia Baldi
costumi Carlo Poggioli
scenografia Luigi Ferrigno
consulenza musicale Marco Betta
aiuto regia Rossella Pugliese
organizzazione Sabrina Codato
progetto luci Nadia Baldi
foto in videoproiezione Davide Scognamiglio
Produzione Teatro Segreto srl

In scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma fino al 5 novembre 2017

Voto D’Errico: 9 su 10
Voto Ozza: 9 su 10

Il teatro di Annibale Ruccello è sempre un gran regalo. Con Ferdinando, da molti considerato il suo capolavoro, non si può fare a meno di notare l’utilizzo ricchissimo e pittoresco del napoletano, in un testo che usa il problema della lingua per collocare temporalmente la vicenda in un paese del vesuviano (forse proprio quel Castellammare di Stabia che diede i natali all’autore) alla fine del regno borbonico, nel 1870. Ma se la questione storica non era nelle mire di Ruccello, tanto meno lo è nel nuovo allestimento che dell’opera ha realizzato la regista Nadia Baldi, che infatti ambienta tutta la commedia in un altrove onirico, poco caratterizzato a livello contestuale e maggiormente concentrato a portare in scena le pulsioni amorali di una certa borghesia decaduta all’indomani dell’Unità.