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Venezia76 – Concorso: “J’Accuse – L’ufficiale e la spia”, un film di Roman Polanski, la recensione

J’Accuse – L’ufficiale e la spia (J’Accuse, Francia/Italia, 2019) di Roman Polanski con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Melvil Poupaud, Mathieu Amalric, Damien Bonnard, Denis Podalydès

Sceneggiatura di Robert Harris e Roman Polanski, tratto dal romanzo “L’ufficiale e la spia” di Robert Harris (ed. Mondadori)

Storico, 2h 12’, 01 Distribution, in sala dal 21 novembre 2019

Voto: 8½ su 10

Da tempo Roman Polanski cercava di portare sul grande schermo il tristemente celebre “affaire Dreyfus”, uno dei più clamorosi scandali giudiziari del diciannovesimo secolo, forse più per sensibilità al tema che per altro. Come ben noto, infatti, il grande regista polacco ha non poca familiarità con i meccanismi di persecuzione legislativa che il film, non a caso, scandaglia con clinica precisione; certamente la questione personale di Polanski non ha nulla a che vedere con la macchinazione e conseguente indagine che il film racconta, ma è altresì evidente quanto il caso l’abbia ispirato, per ovvie ragioni.

“Un amore all’altezza”, Dujardin in miniatura per una rom-com garbata

Un amore all’altezza (Un homme à la hauteur, Francia, 2016) di Laurent Tirard con Jean Dujardin, Virginie Efira, Cédric Kahn, Stephanie Papanian, César Domboy, Edmonde Franchi

Sceneggiatura di Laurent Tirard, Grégoire Vigneron

Commedia, 1h 38’, Lucky Red, in uscita il 7 settembre 2016

Voto: 6 su 10

Che succede se una donna bella e affermata si innamora di un uomo affascinante ma basso? Ne sa qualcosa Nicole Kidman che, da Tom Cruise all’attuale marino Keith Urban, passando per Lanny Kravitz, non ha mai avuto un partner alla sua “altezza”. Mai quanto il protagonista del film di Laurent Tirard, che non ha nulla a che vedere con l’algida attrice australiana, ma che, anzi, è un remake di un successo argentino (Corazon de Léon di Marcos Carnevale) di tre anni fa.

“Monuments Men”, Clooney prende l’arte e la mette da parte

Monuments Men (id, Usa/GB/Germania, 2013) di George Clooney, con George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Jean Dujardin, John Goodman, Bill Murray, Bob Balaban, Hugh Boneville, Dimitri Leonidas, Alexandre Desplat, Grant Heslov

Sceneggiatura di Grant Heslov e George Clooney, dal libro “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History” di Robert M. Edsel

Avventura, 2h, 20th Century Fox Italia, in uscita il 13 febbraio 2014

Voto: 7 su 10

Giunto alla sua quinta regia, George Clooney ha scelto di raccontare uno degli aspetti meno approfonditi e più odiosi dell’ideologia nazista: la distruzione della bellezza. Partendo dal romanzo di Robert M. Edsel, il film porta in scena la storia vera dei Monuments Men, un manipolo di soldati non proprio giovanissimi, formato da galleristi, direttori di musei, esperti d’arte e studiosi, a cui si deve il merito di aver riportato in salvo alcune tra le opere d’arte più preziose d’Europa, dalle tele di Picasso e Renoir alle sculture di Michelangelo, vergognosamente depredate dal regime del Reich e nascoste in miniere abbandonate.

“The Wolf of Wall Street”, mirabolante Scorsese con un grande DiCaprio

The Wolf of Wall Street (id, Usa, 2013) di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Jean Dujardin, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Bernthal, Jon Favreau, Joanna Lumley, Cristin Milioti, Christine Ebersole, Brian Sacca, Shea Whingham

Sceneggiatura di Terence Winter, dall’autobiografia “Il lupo di Wall Street” di Jordan Belfort (ed. BUR Rizzoli)

Commedia, 2h 58′, 01 Distribution, in uscita il 23 gennaio 2014

Voto: 9 su 10

Bentornato Martin! E bentornata, lurida Wall Street. Solo il regista di Casinò poteva riscattare decenni di noiose morali cinematografiche ai danni dell’infernale gota finanziario mondiale, bamboleggiato in un classico dello yuppismo rampante di Oliver Stone (Wall Street, appunto, con quel diavolo da rotocalco a nome Gordon Gekko pronto ad assurgere a icona d’epoca e a regalare un Oscar a Michael Douglas) e in un suo pessimo sequel, nonché in dozzine di parabole, verbose e ammonitrici, atte a scongiurare l’incauto spettatore da ogni possibile investimento in borsa.