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#arenaestiva: “Atomica Bionda”, un film di David Leitch, la recensione

Atomica Bionda (Atomic Blonde, Usa, 2017) di David Leitch con Charlize Theron, James McAvoy, John Goodman, Toby Jones, Sofia Boutella, Eddie Marsan, Til Schweiger, Barbara Sukowa, Bill Skarsgård, James Faulkner, Sam Hargrave

Sceneggiatura di Kurt Johnstad, dalla graphic novel “The Coldest City” scritto da Antony Johnston e illustrato da Sam Hart (ed. Oni Press)

Thriller, 1h 55’, Universal Pictures International Italy, in uscita il 17 agosto 2017

Voto: 7 su 10

In una Berlino al neon, si muove la spia più sensuale e implacabile vista di recente sul grande schermo: è Charlize Theron, bellezza iconica dal carisma certificato, che in Atomica Bionda (ma il gioco di assonanze con “bomba atomica” si perde dall’originale) stende tutti al suolo, non solo metaforicamente. L’ha diretta alla perfezione David Leitch, già co-regista di John Wick, ex stuntman proveniente dal mondo delle arti marziali che, per averla nel ruolo dell’agente segreto a caccia di una temibile lista ambita dai servizi spionistici di mezzo mondo, l’ha sottoposta a tre mesi di duro allenamento fisico. Ma la splendida attrice sudafricana non è l’unico elemento di interesse di questa spy story adrenalinica, tratta dalla graphic novel “The Coldest City”, confezionata con una magistrale cura dei dettagli e un gusto vintage decisamente funzionale ai ritmi del racconto.

“Still Life”, solitudine e morte raccontate con levità e tante lacrime

Still Life (id, GB/Italia) di Uberto Pasolini, con Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan 

Sceneggiatura di Uberto Pasolini

Commedia, 1h 32′, BiM Distribuzione, in uscita il 12 dicembre 2013

Voto: 7 su 10

Vincitore del premio alla miglior regia della sezione Orizzonti, Still Life dell’italo-inglese Uberto Pasolini è uno dei film più toccanti e apprezzati dell’ultima Mostra del cinema di Venezia. Siamo poco o nulla abituati a simili trattazioni del dolore umano, men che meno avevamo visto prima commedie in grado di raccontare il momento del distacco terreno, della morte e della solitudine con così disarmante purezza.