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Venezia75 – Concorso: “Capri-Revolution”, un film di Mario Martone, la recensione

Capri-Revolution (id, Italia/Francia, 2018) di Mario Martone con Marianna Fontana, Reinout Scholten van Aschat, Antonio Folletto, Gianluca Di Gennaro, Eduardo Scarpetta, Jenna Thiam, Ludovico Girardello, Lola Klamroth, Maximilian Dirr, Donatella Finocchiaro

Sceneggiatura di Mario Martone, Ippolita di Majo

Drammatico, 2h 02′, 01 Distribution, in uscita a dicembre 2018

Voto: 6 su 10

Prima che Capri diventasse meta di eccentrici e gozzoviglioni dal portafogli largo – splendidamente sintetizzati da Totò con la figura di Bey Khan di Agapur, l’uomo più ricco del mondo, nell’imprescindibile L’imperatore di Capri – agli inizi del Novecento l’isola nel golfo di Napoli fu il centro di un nuovo fermento multiculturale che, forse, serbava già in grembo quel germe di libertà e apertura mentale che, in maniera corrotta, sarebbe arrivato fino ai giorni nostri in una veste ben più mostruosa e inquietante di esteriorità e commercio. Proprio dalla comune che ivi creò il pittore Karl Wilhelm Diefenbach parte il regista Mario Martone come ispirazione al suo Capri-Revolution, ideale ultimo capitolo di una trilogia sull’Italia tra il Risorgimento e la Grande Guerra che comprende Noi eravamo e Il giovane favoloso, non un film storico, giacché lo spunto realista lascia spazio a una storia di finzione, ma “una trasfigurazione sul valore rivoluzionario dell’arte”.

RomaFF9: “Tre tocchi” di Marco Risi, sezione Gala

Tre tocchi (Italia, 2014) di Marco Risi con Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto, Gilles Rocca, Matteo Branciamore, Gianfranco Gallo, Valentina Lodovini, Francesca Inaudi, Ida Di Benedetto, Luca Argentero, Claudio Santamaria, Marco Giallini, Maurizio Mattioli, Paolo Sorrentino, Jonis Bascir, Sebastiano Somma

Sceneggiatura di Marco Risi, Francesco Frangipane, Riccardo de Torrebruna

Drammatico, 1h 40′, AI Entertainment, in uscita il 13 novembre 2014

Voto: 4 su 10

C’è qualcosa, in Tre tocchi di Marco Risi, che ricorda quella sanguigna veridicità che il regista romano mise in atto nei suoi film più riusciti, come Mery per sempre e Ragazzi fuori. C’è la voglia di un racconto corale e unitario su un ambiente solo superficialmente noto. Probabilmente l’ispirazione non è stata sufficiente a creare un’opera che potesse andare oltre una trattazione rozza e risaputa dell’ambiente pseudo-attoriale italiano, con il suo contorno di frustrazioni, aspettative e delusioni.