Servillo, Girotto e Mangalavite al Roma Jazz Festival ci raccontano il “Futbòl”

TRIO GIROTTO: FUTBÒL

Javier Girotto – sax
Peppe Servillo – voce
Natalio Mangalavite – pianoforte

21 ottobre 2013, Roma Jazz Festival

Voto: 6½ su 10

Osvaldo Soriano è stato un grande scrittore e giornalista, ha scritto di spettacolo, di politica, di attualità. Ma soprattutto Soriano era un grande conoscitore di calcio. Non esperto delle minuzie tecniche, ne di tutte le formazioni a memoria o degli albi d’oro dei mondiali. Lui conosceva la magia del calcio, quello che muove gli uomini e le masse, l’orgoglio e l’amore che suscita nei tifosi e nei cittadini, e in più una serie di aneddoti incredibili e bellissimi.
Pensando a questo tipo di calcio, viene facile capire cosa abbia unito due musicisti di Cordoba, in Argentina, e un cantante partenopeo (parte di Casera e parte di Afragola, come dice di se Servillo). Javier Girotto, Natalio Mangalavite e Peppe Servillo si incontrano per raccontare l’amore per il gioco del pallone, per Maradona, per la musica e per la vita che i tre cercano di spiegarci anche grazie agli scritti di Soriano. Le letture di alcuni brani tratti dalla raccolta Futbòl si alternano a brani scritti da Servillo e arrangiati da Girotto, spesso con diretta ispirazione ai racconti dello scrittore argentino. Si parla di partite giocate in un posto alla fine del mondo come della finale dei mondiali del 1950 al Maracanà di Rio, che regalò una vittoria inaspettata. Si racconta di Maradona e di Pelè (sottolineando che il primo era migliore), ma anche di allenatori caustici e diretti, e inevitabilmente si raccontano i tifosi e le loro città.

Nella serata di ieri all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in occasione del Roma Jazz Festival 2013, c’è stato tutto questo, ma inaspettatamente sottotono. I sax e i flauti di Girotto suonavano con la forza e la passione soliti, ma in molti momenti il musicista sembrava spento, lontano, una cosa altra rispetto ai due colleghi che con lui dividevano il palco. Ci ha provato per tutto il tempo, cercando di stare dietro agli sketch di Servillo, indossando la maglia dell’Argentina durante il racconto di un mondiale di tanti anni fa, ma anche quest’ultimo gesto sembrava più un rito che un desiderio di partecipazione. Così si può dire anche di Servillo, che se nella parte di lettore-attore da il meglio di sé, come voce cantante non ammalia allo stesso modo. Sembra che i ritmi veloci incalzanti che caratterizzano tutti i brani non facciano per lui, che si spiega meglio e si apre totalmente con le melodie lente e sognanti. Come succede nel bis, in cui i soli Girotto e Servillo (con Mangalavite in meritato riposo dopo un intenso assolo di piano e voce) ci cantano un brano “alla maniera del folk argentino, solo percussioni e voce” durante il quale tutte le straordinarie capacità vocali del cantante degli Avion Travel si distendono una volta per tutte, e si passa dai bassi agli alti con una maestria e una potenza uniche. Tutto ciò a discapito di Girotto, che con in mano solo due bacchette non da certo il meglio di se, come quando muove le dita sui tasti del sax, con una velocità che mette in difficoltà Servillo. Bisogna ancora trovare il giusto ritmo, la “media res” in cui far incontrare la virtù dei due, che è ormai nota, ma qui nascosta.

Marianovella Bucelli

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