“La scena”, il gioco delle parti femminili di Cristina Comencini

LA SCENA
di Cristina Comencini
con Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti, Stefano Annoni
scene Paola Comencini
costumi Cristiana Ricceri
disegno luci Sergio Rossi
regia di Cristina Comencini
Compagnia Enfi Teatro – Produzione di Michele Gentile
in coproduzione con Teatro Stabile del Friuli Venezia e Giulia

in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fino al 2 novembre

Voto: 6½ su 10

Si apre il sipario su un bell’interno al femminile, luce su una intensa Angela Finocchiaro che è pronta a confessare inconfessabili terremoti d’animo: è un pezzo di teatro, è la scena a cui fa riferimento il titolo della pièce di Cristina Comencini, l’ultima in ordine di tempo con cui l’autrice torna ad affrontare i mille e uno patemi che affliggono il gentil sesso, specie se si è oltrepassato il confine temporale degli -anta. L’attrice single e cupa (Lucia, interpretata dalla Finocchiaro), l’impiegata di banca divorziata e frizzante (Maria è la Monti): due stereotipi al rovescio. Ci si aspetterebbero dalla prima racconti di rutilanti avventure sentimentali, e invece è la seconda quella che se la spassa di più, rivendicandolo con orgoglio. Due amiche leali con qualche veleno nascosto, che si ritrovano una domenica mattina a fare il punto della loro situazione affettiva, fino a che un giovane in mutande (Annoni) non esce fuori dalla stanza dei bambini: è la conquista della notte precedente di Maria, cui non hanno insegnato bene le presentazioni agli estranei. E Lucia ne approfitta, fingendosi agli occhi del ragazzo, che non ricorda nulla di quanto successo, per l’amica fraterna. Il gioco delle parti dura finché dura, ma i tre personaggi sapranno ricavarne una bella lezione di vita.

È una commedia erosa dall’acidità La scena, di quell’acidità tutta femminile che si palesa quando vengono messe in dubbio determinate certezze, e se la miccia è un uomo (per giunta ventiseienne e in boxer), l’esito può essere esplosivo per chiunque. Salvo implodere, poi, in riflessioni meno rivelatrici delle apparenze e in una cornice narrativa forse troppo debole. Non manca il divertimento, grazie a uno scambio di battute feroci servite da tre interpreti in vena, con una strepitosa Finocchiaro in testa (ma anche l’aver scelto un’attrice rassicurante come Maria Amelia Monti per il ruolo della cougar fatale ha in sé dell’ironia gustosa). Manca quel sottotesto di dolore intimo che la Comencini ha sempre così ben amalgamato in tutta la sua produzione leggera, all’interno della quale questo suo ultimo lavoro ci sembra ‘solo’ un divertissement minore.

Giuseppe D’Errico

One Response to “La scena”, il gioco delle parti femminili di Cristina Comencini

  1. […] Ha preso il suo spettacolo La scena, non proprio tra le sue produzioni migliori (lo recensimmo qui) e lo ha riadattato, in sede di sceneggiatura, facendone una perfetta commedia degli equivoci a uso […]

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