“Remember”, una speculazione mal celata sul tema del ricordo

Remember (id, Canada, 2015) di Atom Egoyan con Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris, Bruno Ganz, Jurgen Prochnow, Henry Czerny, Sofia Wells

Sceneggiatura di Benjamin August

Drammatico, 1h 35′, BiM, in uscita il 4 febbraio 2016

Voto: 5 su 10

Da tempo Atom Egoyan ha smesso di stupire come faceva ai tempi dei bellissimi Exotica, Il viaggio di Felicia e Il dolce domani. Il regista armeno, da sempre ossessionato dal dramma del singolo all’interno di una grande tragedia, non rinuncia a riportare sullo schermo, con il suo ultimo Remember (già in concorso a Venezia72), un canovaccio narrativo decisamente abusato: un anziano ebreo scampato ai lager nazisti (Plummer) vuole ritrovare il suo aguzzino di Auschwitz che si è rifatto una vita, sotto falso nome, negli Stati Uniti; nonostante le continue amnesie, compirà un viaggio nella provincia americana pur di portare a termine il suo intento.

locandinaVengono alla mente il Sorrentino di This must be the place e il Costa Gavras di Music Box, senza contare che il pur magnifico Plummer è costretto ad appuntarsi ricordi e notizie sulla pelle come faceva il protagonista di Memento di Nolan. Ma non è tanto quest’aspetto a deludere del film, quanto piuttosto l’utilizzo, a fini meramente drammatici, di un tema doloroso e mai davvero risolvibile come quello del ricordo. La sceneggiatura dell’esordiente Benjamin August è rozza nel delineare la vendetta di un sopravvissuto descritto con toni eccessivamente patetici, e davvero poco credibile nel raccontare un peregrinaggio pieno di falle logiche.

Il tocco del regista, affascinanto ancora una volta dalla stratificazione del reale e dal male nascosto in ogni essere umano, si percepisce nel lungo e intensissimo brano di Plummer a casa del figlio di un cuoco nazista, ma alla fine resta il sapore di una speculazione mal celata, che crolla malamente in un finale artificioso e del tutto evitabile. Con simili arogmenti bisogna andarci molto cauti. E stendiamo un velo pietoso sulla frase di lancio che recita “un thriller alla Hitchcock”, quando il buon vecchio Alfred non avrebbe approvato nulla di questo dramma della memoria che sfuma in una banale spettacolarizzazione di un dolore irraccontabile.

Giuseppe D’Errico

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