Pittrice, regista e attrice. Le impressioni su “Mothers’ Colors” a pochi giorni dal debutto

Il Rave d’arte romano che vedrà coinvolti la pittrice Solveig Cogliani e gli Esoscheletri di Sasà Neri è sempre più vicino. Questa domenica – 23 febbraio – al Nur Bar, noto locale nel centro storico della città eterna, avrà luogo una performance che durerà quattordici ore, durante le quali i 23 artisti dell’Esostheatre reciteranno ad oltranza una miscellanea di brani tratti dal teatro classico, moderno e da una nuova drammaturgia contemporanea, passando per la cinematografia. Contemporaneamente la pittrice romana dipingerà una tela enorme ispirata a ciò che vivrà e ispirante per chi la guarderà.

Solveig Cogliani ha dichiarato di aspettare con ansia il momento in cui si riunirà agli artisti dell’Esostheatre e che sta vivendo questi ultimi giorni con una tensione positiva. Non c’è ansia, anche se c’è aspettativa e voglia di ritrovarsi. C’è anche timore di quello che potrebbe succedere, ma è sempre un’emozione volta a qualcosa di molto costruttivo. Quando le abbiamo chiesto se si sta preparando in qualche modo ha risposto:

Solveig Cogliani«Nell’arte, nel mio caso specifico la pittura, per quanto tu possa essere preparato c’è sempre uno spiraglio di incertezza in merito a quello che potrebbe accadere. Non si può preordinare troppo prima. E’ una specie di magia che prende forma man mano e so che non riuscirò a darmi pace finché non metterò un punto all’opera che avrò creato. Rifacendomi a quello che ho visto degli esoscheletri ho già elaborato un’idea di base ed ho realizzato dei bozzetti su carta che hanno come dimensione circa due metri per due metri. Ovviamente queste idee andranno cambiate ed adattate visto che la tela sarà di due metri per tre metri e soprattutto utilizzerò diverse tecniche».

Le abbiamo anche chiesto se, nel caso, fosse disposta a ripartire da zero qualora l’ispirazione lo rendesse necessario.

«Sono pronta a trasformare e adattare quello che ho creato, anche stravolgendolo, ma tenendo l’idea di base. E’ da molto che penso al mio primo incontro con gli esoscheletri e il dipinto che avrei fatto in contemporanea alla loro performance è diventato una specie di idea fissa di cui non riesco a liberarmi, quasi un’ossessione. Quindi so cosa voglio rappresentare, anche se i bozzetti sono molto diversi tra loro. In un certo senso giocherò sull’improvvisazione proprio come fanno gli attori di Sasà. Loro prendono un testo e da quello creano mille scene. I miei testi di riferimento sono i miei bozzetti e da quelli tirerò fuori il mio quadro. In questo senso c’è una forte equivalenza e continuità tra il lavoro della compagnia e il mio».

_SasàIl regista e ideatore del format, Sasà Neri, ha così commentato i temi della performance e il percorso di crescita di ciascun performer.

«Per prepararsi a ‘Mothers’ Colors’, ogni attore ha intrapreso un suo personale percorso di studio sulle tematiche al centro della performance. Ha trovato una propria via – drammaturgica ed estetica – per riuscire a ridurre e controbilanciare il senso crudo delle tematiche scelte: l’assenza, la depressione, il figlicidio. Ha ripercorso il vissuto con la propria mamma, riscoprendo o scoprendo brani della propria vita e della vita dei propri genitori. Raccogliendo fotografie, video, racconti, approfondendo e rielaborando il campo degli affetti primari. Si è fatto raccontare se stesso proprio da colei che lo ha messo al mondo. E ha messo questo racconto di sé in contatto con la propria memoria di se stesso».

Quando gli abbiamo chiesto quali siano le sue sensazioni circa il viaggio a pochi giorni dalla partenza ha risposto:

«La sensazione è di stare vivendo in questo momento un copione già scritto. E’ come se fossi già stato lì con tutti gli esoscheletri. Ma non credo che sia una cosa che comporti una mancanza di rispetto nei riguardi di ciò che andremo a rappresentare a Roma. E’ più come se il grande rispetto, che abbiamo nei confronti di tutte le cose che facciamo e di tutti i luoghi in cui andiamo, a maggior ragione sia centrato, amplificato, e messo in pratica in una città di grande importanza – non solo storica – come Roma. Ed è una bella sensazione, è come se andassi con tutta la mia famiglia a trovare un lontano parente».

Le ultime impressioni che vi riportiamo sono quelle di Alessandra Borgosano che è, insieme a Gianluca Minissale, l’esoscheletro più antico; l’attrice che con il regista ha iniziato il lavoro sul format sin dai suoi primordi. Elemento carismatico e punto di riferimento per tutto il gruppo è considerata “La Madre” degli Esos ed ha accolto sin dal primo momento questo ruolo con umiltà, rispetto e senso di responsabilità.

«Ci siamo. Dopo tre anni che regaliamo la nostra arte alla città in cui siamo nati e che ci ha cresciuti, a volte proteggendoci e a volte punendoci – ma che sicuramente ci ha insegnato ad essere forti, uniti e compatti – abbiamo la possibilità di varcare i confini della Sicilia, di sperimentare il Format che Sasà Neri ha creato, e trarre ispirazione e insegnamento da questo evento romano. Prenderemo da questa esperienza il più possibile per migliorarci ancora e offrire sempre più verità ed emozione a chi vorrà venire a vederci».

M. Mannino

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