“Pericle il Nero”, un glaciale ibrido tra noir e dramma

Pericle il Nero (Italia, 2016) di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio, Marina Foïs, Valentina Acca, Gigio Morra, Maria Luisa Santella

Sceneggiatura di Francesca Marciano, Valia Santella, Stefano Mordini liberamente ispirato al romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino (ed. Adelphi, 2002)

Drammatico, 1h 45′, BiM, in uscota il 12 maggio 2016

Voto: 3 su 10

“Io mi chiamo Pericle Scalzone… Di mestiere faccio il…”, non si ha il tempo di stabilire se la parte finale dell’ambigua affermazione, qui omessa per opportune ragioni, sia da ritenersi un usuale gioco di parole, che la sua rappresentazione alla lettera ci viene mostrata in tutta la sua crudezza. Inizia così Pericle il Nero, assestandoci un inaspettato pugno nello stomaco che lascerà una sgradevole sensazione per tutta la durata della pellicola.

pericle-il-nero-recensione-film-scamarcio-trailer-tramaCreato dalla penna di Giuseppe Ferrandino, autore dell’omonimo libro a cui il film è liberamente ispirato, Pericle è un reietto della società che, descrivendo le sue squallide vicende, fagocita nel suo personale Inferno vissuto nei meandri della camorra, di cui mostra tutta la miseria umana. Il testo (dal contenuto duro, durissimo) ha suscitato nel tempo l’interesse di vari registi, tra i quali anche Abel Ferrara (Il cattivo tenente), che hanno poi abbandonato l’idea, finché non è arrivato nelle mani di Stefano Mordini, già in precedenza misuratosi con la trasposizione per il grande schermo di un romanzo: Acciaio, di Silvia Avallone.

Il cineasta sceglie di privilegiare la parabola emotiva del disadattato Pericle (Riccardo Scamarcio) che, emarginato dallo stesso clan per cui lavora, si convince sempre più che l’unica vita di cui possa essere degno sia proprio questa, al servizio del famigerato Don Luigi (Gigio Morra) e dei suoi inenarrabili ordini. Costretto alla fuga, dopo aver commesso un errore ritenuto imperdonabile, scoprirà invece che un’esistenza normale è possibile ed è concessa anche a lui, grazie all’incontro con Anastasia (Marina Foïs) che gli farà assaporare una realtà del tutto nuova, quella del calore famigliare.

La tediosa lunghezza del film avrebbe potuto fornire terreno fertile per un’analisi psicologica del protagonista meno superficiale, che non si limitasse ad una frettolosa e convenzionale redenzione. Aspetto, questo, che rivela l’irritante pretenziosità della sceneggiatura, scritta dallo stesso Mordini che per l’occasione ha scelto la collaborazione delle pur quotate Francesca Marciano (Io non ho paura) e Valia Santella (Miele).

Nonostante l’elaborazione del progetto sia durata circa due anni, il risultato è un glaciale ed inespressivo ibrido tra il genere drammatico e il noir, senza averne però di quest’ultimo il fascino. I dialoghi sono strutturati sulla base di una manciata di vocaboli ripetutamente utilizzati e risultano spesso comici loro malgrado, anche a causa di una trama narrativa costantemente sfilacciata, con una serie di buchi neri destinati a restare tali, senza un accenno di chiarimento che ne spieghi il significato.

Sarebbe ingiusto, comunque, ignorare l’impegno con cui Scamarcio, qui nelle vesti anche di produttore insieme a Valeria Golino, disegna la personalità del Nero, mostrando gli attesi progressi fatti in campo recitativo che lo portano a risultare abbastanza credibile nel ruolo. Impresa resa, forse, maggiormente ostica (o facilitata, a seconda dei punti di vista) da una serie di comprimari che di certo non lasciano il segno e da personaggi come quello di Signorinella (Maria Luisa Santella), la cui interpretazione viene estremizzata da un’eccessiva caratterizzazione che ne fa una maschera ai limiti del grottesco.

Conforta, tuttavia, che Pericle il Nero sia l’unico film italiano presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, scelto nel panorama della produzione cinematografica nostrana che quest’anno, eccezionalmente, non è stato scevro di titoli di una certa qualità. Così come conforta che, questi titoli, testimonino un rinato cinema che va da tutt’altra parte rispetto al prodotto che in questi giorni sta cercando di conquistare la Croisette.

Lidia Cascavilla

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