“Paterson”, un film di Jim Jarmusch, la recensione

Paterson (id, Usa, 2016) di Jim Jarmusch con Adam Driver, Golshifteh Farahani, Kara Hayward, Sterling Jerins, Jared Gilman, Chasten Harmor, Barry Shabaka Henley, William Jackson Harper

Sceneggiatura di Jim Jarmush

Commedia, 1h 55′, Cinema di Valerio De Paolis, in uscita il 22 dicembre 2016

Voto: 7 su 10

Il sole sorge tutte le mattine e tramonta tutte le sere. È soltanto un altro giorno”. Ben sintetizza questa battuta il mood nel quale Jim Jarmusch imbeve la sua ultima opera cinematografica, Paterson, in uscita nelle sale italiane a ridosso delle festività natalizie.

patersonIl racconto della vita del protagonista, interpretato da Adam Driver (conosciuto ai più come il Kylo Ren nell’ultimo capitolo cinematografico della saga Star Wars) si costruisce attraverso l’incedere di una settimana qualunque nella vita di una giovane coppia americana, residente nella città del New Jersey che dà il nome tanto al film quanto al suo quieto protagonista; seguiamo dunque la routine lavorativa di un conducente d’autobus che ogni mattina apre gli occhi alla stessa ora, saluta con un gesto affettuoso la compagna Laura (Golshifteh Farahani), si reca a lavoro e termina le proprie giornate nel medesimo bar, un boccale di birra in mano e il cane Marvin ad attenderlo fuori dal locale.

A rendere caratteristica quest’esistenza lineare è la sensibilità poetica del personaggio principale, che compone poesie di umile bellezza, annotandone i versi tra le pagine di un’agenda che porta sempre con sé.

Lo stra-ordinario non si palesa tanto in accadimenti che deviano dalla consolidata norma, ma dalla inconsueta capacità che ha Paterson di lasciarsi permeare da un quotidiano qualunque, apparentemente privo di sorprese o di qualsivoglia scossone: una poesia d’amore può nascere dopo aver osservato una scatola di fiammiferi, la coscienza della propria felicità si può catturare tenendo in mano la bevanda che si consuma nello stesso locale, tutte le sere dopo aver portato a spasso il cane.

Un concetto – la felicità nelle piccole cose – così apparentemente semplice da sembrare banale, forse anche noioso, eppure la supposta semplicità in quest’ultimo lavoro di Jarmusch è in realtà frutto tanto di un accorto lavoro di sceneggiatura quanto di una grande grazia nella composizione delle immagini, a costruire un film di compatta coerenza stilistica che, nel suo insieme, è un riuscito omaggio proprio a quell’ars poetica sulla quale si propone di riflettere.

Un bell’antidoto a tanto cinema fracassone e una calda carezza da lasciarsi scivolare addosso, sapendone apprezzare la lieve, umanissima grazia.

Marco Moraschinelli

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