“Pane e Burlesque”, una brutta commedia sociale con la brava Sabrina

Pane e Burlesque (Italia, 2014) di Manuela Tempesta, con Sabrina Impacciatore, Laura Chiatti, Michela Andreozzi, Edoardo Leo, Giovanna Rei, Fabrizio Buonpastore, Caterina Guzzanti, Marco Bonini, Mariolina De Fano

Sceneggiatura di Manuela Tempesta, Michela Andreozzi, Massimiliano Bruno

Commedia, 1h 26′, 01 Distribution/ IIF, in uscita il 29 maggio 2014

Voto: 4½ su 10

Da una dichiarata “commedia sociale”, riconosciuta oltretutto d’interesse culturale nazionale, ci si aspettava più di una misera mascherata per famiglie come quella messa in piedi da Manuela Tempesta, esordiente alla regia dopo anni di lodevole gavetta. Non sappiamo quanto la committenza Lucisano abbia infierito sul progetto, ma è abbastanza chiaro che il risultato finale abbia scontentato un po’ tutti, data anche l’uscita in fretta e furia a fine maggio.

pane-e-burlesque-locandina-lowEffettivamente c’è dell’imbarazzo nel trattare temi dolorosissimi come quelli del precariato e dell’indebitamento forzato alla stregua di un loffio varietà d’anteguerra. Spacciato per un Full Monty in salsa nostrana (quante ne dovremo ancora sentire?), Pane e Burlesque è l’avventura di Mimì La Petite (Impacciatore), al secolo Giuliana Bontempi, transfuga di ritorno al paesello natale pugliese che l’aveva ripudiata per non essersi presa a carico la fabbrica di ceramiche del padre, su cui l’intera popolazione faceva affidamento. Ora Mimì è una performer di burlesque che, dopo essere stata raggirata da tre colleghe invidiose, cerca nuove candidate ai suoi show. Le troverà in Matilde (Chiatti), moglie goffa e perugina del sarto Vincenzo (Leo), nella sua amica Teresa (Andreozzi), con marito cassintegrato e figlio a carico, e nella cameriera Viola (Rei), che sogna di andarsene in America. Grande scandalo quando l’attività arriva all’orecchio maligno della gente…

Metà favola, metà dramedy, ma non fa mai ridere né tantomeno riflettere sui problemi attuali. Invero, suona tutto piuttosto falso e ricattatorio, dall’impacciataggine delle neo stripper alle prese con piume e collant ai barattoli pieni di lucciole da liberare nel cielo notturno di Polignano. La sceneggiatura a sei mani (Tempesta, Andreozzi e Bruno) è assai ingenua e stereotipata, non lega mai l’elemento dirompente all’esigenza sociale, e le gag sono vecchissime oltre che mal realizzate (di pessimo gusto il nonno morente in carrozzella: quando casca salta anche l’audio!). Non resta altro che affidarsi allo spettacolo offerto dalle attrici: pessima Laura Chiatti, fuori ruolo e rigida più del solito – e nel trailer resta testimonianza di alcuni numeri poi fatti sparire dal montaggio finale – e inascoltabile la Rei, meglio la Andreozzi, strepitosa Sabrina Impaccatore, in grado di impadronirsi di un ruolo non certo esaltante e di farlo suo, tra vezzi chanteuse e rudezze baresi. Peccato per lei, il film resta ben poca cosa.

Giuseppe D’Errico

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