“Lovers”, un film di Matteo Vicino, incontro con il regista e il cast

Una città, Bologna. Quattro storie. Quattro attori impegnati di volta in volta in altrettanti ruoli differenti. È Lovers, il terzo film da regista di Matteo Vicino, dopo Young Europe e l’infelice esperienza di Outing – Fidanzati per sbaglio, che arriva nelle nostre sale il 5 aprile dopo aver raccolto consensi in vari festival internazionali ed essersi scontrato con le difficoltà produttive e distributive dei circuiti italiani. Il film è prodotto da Showbiz Movies e co-prodotto da Stefano Pucci, AD di Condiriso. con il supporto dell’Emilia Romagna Film Commission. In occasione dell’anteprim romana del film, supportata dal marchio Tiffany & Co. e dalla rivista Grazia, abbiamo incontrato Matteo Vicino, che ha anche scritto e montato il film, e il cast al completo.

lovers-manifestoMatteo, che tipo di difficoltà hai dovuto affrontare per portare a termine il tuo film?

Difficoltà enormi, non è possibile fare un film libero in Italia, è tutto controllato in questo momento, quindi diventa arduo fare un’opera che poi riesca a raggiungere il mercato, di qualsiasi natura essa sia. Se ci fossero al giorno d’oggi Pasolini o Stanley Kubrick, difficilmente riuscirebbero a lavorare qui da noi.

Che differenza c’è con il tuo precedente progetto, Outing – Fidanzati per sbaglio, un film a suo modo più commerciale…

Nel caso di Outing dovevo fare ciò che mi dicevano i produttori, anche se ho cercato di dargli un’impronta personale, ma era effettivamente difficilissimo perché era la classica situazione comica/romana complessa da gestire. Lovers, invece, è un progetto completamente diverso e indipendente, non è su commessione ed è come volevo farlo io. Usciremo per ora solamente in 20 sale, staremo a vedere.

Il cast del film è composto da Primo Reggiani, Margherita Mannino, Luca Nocera, Antonietta Bello e dal veterano Ivano Marescotti, presenza collaterale in tre delle quattro storie.

Primo Reggiani, dopo tante difficoltà per approdare in sala, adesso cosa ti aspetti da questo film?

Sì, effettivamente Lovers ha avuto tutte le tribolazioni che hanno i film indipendenti che, poi, hanno la forza e il coraggio di mettere fuori la testa dal mucchio. Non ho però particolari ansie o paure, il nostro è un film che ha un respiro più da festival, quindi non mi sono posto aspettative da blockbuster.

Non è la prima volta che ti vediamo coinvolto in produzioni indipendenti: cosa ti ha spinto ad accettare la sfida di Lovers?

Mi fa piacere che si noti la mia partecipazione a progetti indipendenti, perché penso sia un modo importante di approcciarsi al nostro lavoro, ti garantisce un coinvolgimento diverso e di cuore. L’approccio a questo film è stato stimolante da morire, non capita spesso di avere a disposizione quattro registri interpretativi in un’occasione sola, quindi non potevo che buttarmici dentro con entusiasmo. Sicuramente il film avrà le sue fragilità, dovute a una serie di motivi di realizzazione difficili da superare, ma sono contento di avervi fatto parte.

Margherita Mannino, com’è stato far parte di un progetto così insolito per il nostro cinema?

Una bella sfida, anche paurosa all’inizio, che però ci ha dato già molte soddisfazioni. Spero che Lovers possa essere sostenuto da un gran passaparola, così da riempire non solo le nostre 20 sale ma anche di più, e garantirgli una vita più lunga. I riscontri in giro per il mondo sono stati positivi, il pubblico lo ha apprezzato, forse proprio perché è molto diverso da ciò che siamo abituati a vedere in giro. La sceneggiatura è molto originale.

Hai avuto difficoltà a trovare un ordine tra i tuoi quattro diversi ruoli?

Non è stato facile, ma non c’è solamente del nostro in ciò che vedrete sullo schermo, c’è molta scrittura, molta direzione di Matteo, il contributo di trucco e parrucco per le sfumature dei personaggi, tutto è servito per creare queste quattro persone diverse. Io poi non ero abituata al set, vengo dal teatro e lì ritorno, mi sento pienamente a mio agio solo sulle tavole del palcoscenico dove il riscontro di pubblico è immediato. Il cinema è un gran calderone, bello e affascinante, ma anche un vortice dal quale è necessario riprendersi dopo.

Luca Nucera, come sei stato coinvolto nel progetto di Matteo Vicino?

Semplicemente con un provino, e sono stato preso subito. Questa è la mia prima esperienza nel cinema, vengo dal teatro, per me è tutto un altro mondo, una specie di coito interrotto, pieno di stop, mentre sul palco sono abituato a lavorare sulle virgole e i punti. Matteo mi ha redarguito molto spesso, anche pesantemente e ha fatto bene perché ero io a chiederglielo. Quando ho letto la sceneggiatura, la sfida dei quattro personaggi mi ha subito incuriosito e spaventato molto. Per me è stato un progetto atomico, un’esperienza unica.

Come potremmo inquadrare Lovers nel panorama cinematografico italiano?

Sicuramente è un film singolare, con una sceneggiatura davvero originale, fondere quatro storie in una non è da tutti i giorni. Nel cinema indipendente si fanno sempre film piuttosto crudi, melensi, tristi e pesanti. Matteo invece ha raccontato una black comedy. Devo dire che, a tratti, è molto divertente.

Antonietta Bello, contenta di essere parte di un progetto così apprezzato all’estero?

Molto, ci si sente proprio bene. Soprattutto perché abbiamo portato in giro una certa idea dell’Italia, di grazia nel lavoro, di cura, di creatività, di forza. Quando una produzione è indipendente, il discrimine non è mai la qualità, ovviamente, ma il denaro. Ciò che ha fatto la forza di questo film, nonostante le risorse limitate, è stata l’impressione comune di non avere risorse limitate. Questo è dipeso da una grandissima organizzazione del lavoro e dal nostro coinvolgimento totale.

Come ti sei avvicinata a questa sfida d’attrice?

Il soggetto così particolare è stato il motivo scatenante della sfida. Quattro episodi, ogni attore deve interpretare quattro personaggi diversi, quindi la cosa diventa molto intrigante. Sembra che le storie non abbiano legami tra loro, ma un filo rosso è presente. Non è stato facile, per noi è stato necessario trovare delle diversità anche fisiche tra i personaggi, tutto questo mantenendo una grande naturalezza e verosimiglianza col quotidiano. Speriamo che l’accoglienza possa essere buona, è un film che merita.

Ivano Marescotti, che effetto fa passare da una grande produzione come quella di “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino a una piccola realtà indipendente come quella di Lovers? In quale dimensione si sente più comodo?

Diciamo nella dimensione dell’attore, che non aspetta solo la grande occasione ma ha anche il piacere di ricercare e individuare delle proposte in cui si è paradossalmente all’oscuro di tutto, una sfida che si accetta solo sulla qualità della sceneggiatura, come se fosse un esperimento, un laboratorio di studio sia drammaturgico che registico che attoriale. Ovviamente la vita del film sarà difficile, ma è un film raro che al momento manca nelle nostre sale.

Il film gira nel circuito dei festival da oltre un anno: quale sarà l’accoglienza del pubblico italiano?

Adesso il film prenderà il via, io ho letto una recensione sola, addirittura entusiastica. La gente farebbe bene a vederlo, al di là dei gusti, ma di certo non sarà una visione inutile, avrà a che fare con una ricerca artistica e sociale. Ma per sostenerlo veramente avremmo bisogno di 500 sale a disposizione!

Giuseppe D’Errico

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