“La famiglia Fang”, genitori e figli senza identità nel film di Bateman

La famiglia Fang (The Family Fang, Usa, 2016) di Jason Bateman con Nicole Kidman, Jason Bateman, Christopher Walken, Maryann Plunkett, Jason Butler Harner, Kathryn Hahn, Harris Yulin

Sceneggiatura di David Lindsay-Abaire, romanzo omonimo di Kevin Wilson (ed. Fazi)

Drammatico, 1h 47’, Adler Entertainment, in uscita il 1 settembre 2016

Voto: 6 su 10

La presenza di Jason Bateman, anche regista alla sua seconda opera, non inganni: La famiglia Fang non è una delle tante, innocue commediole americane in cui l’attore ha presenziato negli ultimi anni. È piuttosto una grottesca e dolente indagine sulla manipolazione che certi genitori attuano sui propri figli, creando degli adulti fragili e smarriti. Se poi i genitori sono degli artisti d’avanguardia c’è ben poco da stare allegri.

fangQuesti sono i Fang, Camille e Caleb (Hahn e Butler Harner da giovani, Plunkett e Walken da anziani), due performer che mischiano vita reale e momenti d’arte senza alcuna soluzione di continuità, cercando di coinvolgere i loro figli Annie (Kidman) e Baxter (Bateman) come quando erano piccoli. Loro, però, sono stanchi di essere usati dai genitori, ora hanno una loro vita, per fallimentare che sia: lei è un’attrice malandata, lui uno scrittore in panne. La scomparsa dei due artisti in un incidente stradale dalle dinamiche poco chiare sarà il motore per rimettere in discussione un rapporto mai realmente sano: che sia l’ennesima messa in scena?

Tratto dal romanzo omonimo di Kevin Wilson, La famiglia Fang è un ritratto al vetriolo di una famiglia disfunzionale americana, con diversi punti in comune con Bad Words, l’opera prima di Bateman: lì la struttura da commedia era più immediata (distribuiva la Universal) ma il nocciolo era lo stesso, un legame strappato tra genitori e figli; qui, invece, le ambizioni del regista si fanno maggiori, le atmosfere sono tipicamente indie, i ritmi più traballanti, le situazioni più scomode. Il buon Jason si assume il rischio di annoiare un po’ ma ci parla con sincerità e, nella seconda parte, sa dosare con intelligenza i colpi di scena, e forma con Nicole Kidman una coppia di figli a pezzi decisamente efficace. Avrebbe giovato un taglio più deciso nel dramma o, viceversa, nella commedia, magari eliminando qualche flashback o le tante finte interviste. Ma questo suo secondo lavoro si può dire abbastanza riuscito.

Giuseppe D’Errico

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