“La bottega dei suicidi” resta chiusa ai minori!

La bottega dei suicidi (Le magasin des suicides, Francia, Canada, Belgio, 2012) di Patrice Leconte

Scenggiatura di Patrice Leconte, tratta dal romanzo di Jean Teulé

Animazione, 1h25’, Videa, In uscita il 28 dicembre 2012

Voto: 6½ su 10

“Trapassati o Rimborsati”, recita la tag line sulla locandina di questo singolare film d’animazione firmato Patrice Leconte, che segue un po’ la moda trend del macabro a cartone animato (inaugurata da “Nightmare Before Christmas” e portata avanti da titoli come “La Sposa Cadavere”, “Coraline” e il recentissimo “Hotel Transylvania”). suicideshop_NewsL’inizio è buono e divertente: un piccione si innalza in volo nella tetra cittadina dove è ambientata la nostra storia, e notiamo che il cielo non è abitato solo da lui in quanto volatile, ma anche da molti esseri umani che… si gettano da palazzi, ponti e monumenti. Si ridacchia, insomma, per i primi dieci minuti a slogan più o meno divertenti come “Se la tua vita è un fallimento, fai della tua morte un successo”, scritta incisa sulle buste della bottega, vera protagonista assieme ai suoi lugubri e cinici gestori. Si riesce tranquillamente a sorridere anche alle parole delle musiche, ve ne riportiamo giusto un esempio “Contro la crisi e il carovita/Scegli una dolce dipartita/ Prendi il coraggio fra le dita/ Canta con noi: viva il suicidio!”. Passato il primo quarto d’ora, però, il film non decolla e resta imbrogliato nel suo stesso humor nero che, una volta consumato, lascia il posto a un vuoto immenso. L’ironia diviene sarcasmo puro fino a urtare la sensibilità di chi pretenderebbe, da un autore come Patrice Leconte, molta più sagacia, molto più coraggio molta più intelligenza nello sviluppare una premessa comica così forte e, al contempo, politicamente scorretta. Di scorretto, qui, c’è solo la drammatizzazione dell’idea, perfetta per un cortometraggio ma dal fiato corto per un film di un’ora e mezza, che rischia di lanciare un messaggio ambiguo, come giustamente riportato dal verbale della Commissione di Censura, che lo ha vietato ai minori:
“Perché il tema del suicidio è trattato con estrema leggerezza e facilità di esecuzione, come se fosse un atto ordinario o un servizio da vendere al dettaglio creando il pericolo concreto di atti emulativi da parte di un pubblico più giovane, quali gli adolescenti che attraversano un’età critica. Per di più la rappresentazione sottoforma di cartone animato costituisce un veicolo che agevola il pubblico più giovane la penetrazione di tale messaggio pericoloso”.
Questo divieto interviene laddove lo stesso Leconte ha omesso di pensare e lavorare: qual è il target di questo film d’animazione? Decisamente non ilLa-bottega-dei-suicidi-01-wpcf_970x545 pubblico infantile; ma allora perché non confezionarlo direttamente per gli adulti, osando molto di più nel racconto? La scelta di usare l’animazione piuttosto che attori in carne ed ossa, è dovuta al fatto che la materia trattata è intrisa di grottesco e surrealistico: solo questo linguaggio (ed è giusta l’intuizione) poteva restituirlo in modo autentico e apprezzabile. Niente hanno a che fare, quindi, i bambini: l’uscita del prodotto proprio sotto le feste natalizie, inoltre, poteva ulteriormente far pensare che questo cartone fosse effettivamente destinato a tutta la famiglia. Così, lo ripetiamo, non è, e, strano a dirsi, ma vero, questo divieto, imposto, per ora, solo qui da noi, fa chiarezza. Operazione riuscita a metà, quindi, che non passa però inosservata, grazie ai bei disegni di Regis Vidal, a qualche idea poetica (rara ma c’è) e allo spunto originale del romanziere Jean Teulé.

Andrea Ozza

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