Incontro con la regista Luana Rondinelli

Il 25 novembre al Teatro Cielo d’Alcamo, in provincia di Trapani, si svolgerà la “Giornata contro la violenza sulle donne”. Per l’occasione le attrici Claudia Gusmano, Anna Clara Giampino e Luana Rondinelli faranno sentire la loro voce portando in scena “Taddrarite” (pipistrelli). Abbiamo intervistato una di loro, Luana, che ne è anche autrice e regista. Le sue risposte, risalenti ad un’intervista del 21 giugno 2012 ci aiuteranno a comprendere meglio la genesi e lo sviluppo dello spettacolo.

“Il silenzio chiude tutte le porte” pronuncia con fermezza Rosa, il personaggio interpretato da Adriana Parrinello (nella replica del 25 novembre al suo posto reciterà Anna Clara Giampino n.d.r) nello spettacolo “Taddrarite”. Quanto grava, ancora oggi, il peso delle bugie e dell’indifferenza sulle donne che subiscono violenza domestica? Credi che in Sicilia, dove hai ambientato lo spettacolo, sia ancora così difficile rompere questo muro d’omertà o intravedi qualche spiraglio di cambiamento, perlomeno da parte delle nuove generazioni?

L.R.: Con “Taddrarite” si è aperto davanti ai miei occhi un mondo che in realtà avevo solo percepito. Un mondo fatto di silenzi che ho voluto “ascoltare” un po’ più da vicino, ponendomi con semplicità d’animo e acquisendo, in questo modo, una nuova consapevolezza. In concomitanza dello spettacolo io e la fotografa di scena Giuditta Zampiero (con la collaborazione di Silvia Bello) abbiamo deciso di fare una sorta di documentario (tutt’ora in fase di lavorazione) che è iniziato in  Sicilia, ha toccato alcuni luoghi del centro Italia ed è terminato in una Casa Famiglia del nord. Diversi i posti, uguali le storie, identico il dolore. Abbiamo incontrato donne che avevano voglia di ricominciare a vivere e sono riuscite a “spalancare quelle porte” per non stare più in silenzio. Da questa esperienza è nato un reportage fotografico.
In “Taddrarite” Rosa è il personaggio forse un po’ più negativo; è colei che si abbandona alle circostanze, al ciclo degli eventi. Crede che Dio le abbia dato quella vita perché era quello il suo destino. Rosa rappresenta la Sicilia del passato. L’omertà su quest’isola, come in qualsiasi altro luogo, è davvero un’arma di autodistruzione; ci si “autofagocita” per difendersi dagli altri. Adesso, per fortuna, le nuove generazioni trovano il coraggio di parlare, grazie anche all’aiuto delle tante associazioni e dei centri di accoglienza. Questo spiraglio di cambiamento nello spettacolo è rappresentato simbolicamente da Maria, che è la Sicilia del futuro (mi auguro).
“Taddrarite” ha commosso e toccato il cuore di molte donne. Tante, alla fine della messinscena, mi hanno raccontato la propria tragica esperienza. Per questo voglio continuare a rappresentare lo spettacolo, per lottare a nome di chi ha realmente sofferto, per far conoscere la verità, per rompere il silenzio e farsi sentire: il teatro può farlo.

Nello spettacolo Maria, Rosa e Franca usano l’ironia e il sarcasmo come arma di ribellione. Le tre sorelle, dopo avere taciuto per anni, decidono di raccontarsi la loro vita di violenza, proprio in occasione della veglia al defunto marito di una di loro. Le donne, costrette a salvaguardare l’apparenza sociale, hanno imparato a rispondere con il sorriso agli sguardi indagatori delle persone. I “pipistrelli”, in questo senso, rappresentano la morbosità di alcune persone appartenenti  al popolo siciliano?

L.R.: I pipistrelli di questa storia sono Franca, Rosa, Maria e tutte quelle persone che vivono al buio perché hanno paura della luce, della verità. Si tratta di una condizione che potrebbe appartenere a qualsiasi donna. Attraverso l’ironia, però, le tre sorelle trovano il coraggio di parlare. Il loro è un “umorismo nero”, un’arma che le ha rese forti e capaci di superare il dolore. Grottesca e ilare è la visione della vita di queste “fimmine”, con le quali si ride e  si sorride. Il morto, tengo a precisare, non è altro che la fine del male, della violenza. In fondo, sono donne che, nonostante tutto, hanno amato i loro uomini. La scelta del dialetto, come quella dell’ironia, è stata per me istintiva; un pretesto per poter parlare, con un linguaggio che sento mio, di un problema che in realtà è universale e non appartiene solo alla Sicilia. Non a caso, una delle battute più significative dello spettacolo è quella pronunciata da Franca, che dice: “ma cosa ti credevi chi sulu ‘n casa nostra succiriano ‘sti cosi?”. A volte credo che la percezione sbagliata venga proprio dalla mentalità degli altri e non dalla gente del sud. Ho parlato con diverse donne della mia città e non vedono l’ora di assistere allo spettacolo per “gridare” e ridere insieme a noi attrici.

Lo scorso 30 maggio l’attrice Claudia Gusmano ha vinto con “Taddrarite” il premio come miglior attrice nella rassegna romana  “Autogestito Quirino 2012”. Che metodo di lavoro hai usato per dirigere il gruppo? Quanto c’è dell’impostazione della scuola di teatro “Teatès” di Michele Perriera, all’interno della quale ti sei formata, nel tuo modo di impostare le prove?

L.R.: Il premio vinto da Claudia Gusmano mi onora e mi riempie di gioia. È un premio che riconosce il suo talento e che dividiamo con tutti coloro che insieme a noi hanno lottato per la riuscita di questo spettacolo. Per quanto mi riguarda, essendo esordiente come regista, ho sicuramente portato con me le insicurezze della “prima volta”. Una volta superato il momento di impasse iniziale, però, ho organizzato le prove nel modo più tranquillo e metodico possibile. Ero pienamente consapevole di avere a che fare con due attrici dotate di grande talento e con cui sapevo di poter parlare da regista, ma anche da “attrice”, senza mai perdere di mira ciò volevo realizzare. Mi sono fidata di Claudia e di Adriana sin dal primo momento. Un grande riconoscimento lo devo anche all’aiuto-regista Silvia Bello, “il mio sguardo” fuori scena.
Quanto c’è della scuola Teatès nel mio metodo? (Sorride e si emoziona). Sono un allieva di Perriera e lo sarò sempre. In qualsiasi cosa faccia porto, come una cosa naturale, i suoi insegnamenti con me. Perriera è stato il mio maestro, il mio “papà artistico”, colui che mi ha sempre dato grande forza e mi ha trasmesso l’amore per questo mestiere.  Durante le prove abbiamo messo tutta la passione, la dedizione, la professionalità e quel pizzico di follia che è comune a tutti gli attori che hanno lavorato con Michele. Non sono mancati, inoltre, l’umiltà e lo spirito di sacrificio, che, nonostante tutti i problemi che abbiamo dovuto affrontare con uno spettacolo autoprodotto, hanno fatto in modo che riuscissimo a raggiungere un prodotto di qualità. È stata, credo, una scommessa vinta. Michele mi ha conosciuta e cresciuta come attrice, chissà cosa avrebbe detto oggi guardando lo spettacolo…

Oltre ad essere regista e attrice, sei anche autrice del testo “Taddrarite”. È una drammaturgia nata esclusivamente “a tavolino”?

L.R.: Era una storia che avevo in testa da tanto tempo, ma non riuscivo a darle l’equilibrio giusto e a trovare la forma che cercavo. Un giorno ho sentito che dovevo farla nascere. Ho avvertito un’esigenza forte e ho avuto il piacere di condividerla con Marzia Lea Pacella; quindi ho  seguito un suo corso di scrittura e da lì a nove mesi, proprio come una gestazione, è nato “Taddrarite”. Il testo restituisce tutta la passionalità e la musicalità del dialetto siciliano; è stato il mio punto di forza, il linguaggio più semplice e immediato. Ufficialmente lo spettacolo ha visto la luce il 21 giugno dello scorso anno al teatro Argot di Roma: da quel momento il “viaggio” ha avuto inizio.

La scelta di un cast tutto al femminile (attrici: Claudia Gusmano, Adriana Parrinello e Luana Rondinelli; aiuto regia: Silvia Bello; foto di scena: Giuditta Zampiero; musiche: Roberta Prestigiacomo) è stata casuale? Oppure avete lavorato insieme anche in passato?

È stata mia intenzione la scelta di un cast tutto al femminile. Le donne hanno una marcia in più! Confido molto in questo gruppo, sono artiste che amano il proprio lavoro e si donano con anima e corpo. Conosco Claudia e Adriana da tanto tempo perché proveniamo dalla stessa città,  tra noi c’è una profonda stima. Il progetto “Taddrarite”, comunque, è nato con Claudia; ne abbiamo parlato e ci siamo messe subito al lavoro. Ricordo il periodo in cui scrivevo di Maria, il suo personaggio (quello a cui tengo di più), ero entusiasta di raccontarle le scene che stavano nascendo.
Silvia l’ho conosciuta a Roma, frequentavamo la scuola di Enzo Garinei. Tra noi c’è una forte intesa artistica, parliamo di tutto. Silvia ha ricambiato la mia fiducia con professionalità, intuizioni, sacrificio e grande occhio critico: un punto fermo.
Giuditta è una fotografa di grande talento, con spirito di abnegazione si è subito buttata in questa nuova esperienza. Lo spettacolo ha una vita “parallela” grazie alle sue foto. A gennaio è stata allestita una mostra con gli scatti che ha realizzato a Marsala nella Casa Famiglia Sutana.
Roberta Prestigiacomo, invece, non ho avuto ancora il piacere di conoscerla. Ci siamo  sentite via e-mail. È stata una vera sorpresa, l’ho “scoperta” su internet per caso. Cercavo la musica finale per chiudere lo spettacolo e non riuscivo a trovare niente, finché, chissà per quale magia, ho ascoltato una canzone scritta da lei che sembrava creata apposta per lo spettacolo.

Definisci “Taddrarite” una storia focosa e crudele come la tua terra. Pensi che ambienterai nuovamente in Sicilia le tue prossime rappresentazioni? Che progetti hai per il futuro?

L.R.: Innanzitutto vorrei andare finalmente in Sicilia a rappresentare “Taddrarite”, ad agosto saremo a Scicli e poi nella mia città a Marsala. Ci sono tanti altri progetti inerenti a questo spettacolo, ma per ora preferisco non parlarne per scaramanzia (anche se non ci credo, non si sa mai). Intanto sto scrivendo un altro testo, dove la mia terra sarà ancora una volta protagonista. Sì, la Sicilia può essere focosa e crudele, due facce della stessa medaglia. Focosa come il sangue che ci lega a questa isola meravigliosa, crudele come una mamma che ti porge le spalle e ti lascia partire.

                                                                                                                                                                                                           Silvia Tomaselli

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