“Il verdetto”, un film di Richard Eyre, la recensione

Il verdetto (The Children Act, GB, 2018) di Richard Eyre, con Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead, Ben Chaplin, Rupert Vansittart, Jason Watkins

Sceneggiatura di Ian McEwan, dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan (Einaudi)

Drammatico, 1h e 45’, Distribuito da BiM, in uscita il 18 ottobre 2018

Voto: 8 su 10

Ci sono film che rimangono nella memoria degli spettatori per una trama particolarmente avvincente, per un significato particolarmente profondo, per una interpretazione memorabile degli attori. Il verdetto molto probabilmente rientra in quest’ultimo caso: sia per l’ottima costruzione del personaggio in scrittura, che per l’interpretazione eccezionale di una Emma Thompson mai così brava. Pur essendo un legal dal caso di cronaca al quanto scottante, quello di un minore malato di leucemia che rifiuta in nome di Geova le trasfusioni indispensabili alla cura, l’autore e il regista puntano più al dramma intimo di un giudice, Fiona Maye, la Thompson appunto, che si ritrova a dover scegliere fra il minore dei due mali: rispettare la volontà e la dignità religiosa del ragazzo, a scapito della sua morte, o far valere la legge che lo tutela mettendo in primo piano la sua salute.

Ecco allora che sin da subito entriamo nella vita di Fiona e ne scopriamo tutte le sue debolezze, le sue fragilità, ma anche i suoi punti di forza: completamente dedita al suo lavoro, che vive proprio come una religione e una missione, trascura un marito che le vuole ancora bene e che pretende le giuste attenzioni da lei. Ha un lato vanesio ed esibizionistico: ama suonare il pianoforte e si esercita per dare un concerto di beneficienza. Ha anche un problema: è sola, non ha figli. Insomma: un personaggio tratteggiato a tutto tondo, che la regia valorizza standogli sempre addosso con la macchina da presa e mantenendo univoco il punto di vista. Ci riesce talmente bene che l’immedesimazione è totale e il pubblico raggiunge sin da subito un’empatia enorme con Fiona tanto che l’impressione è proprio quella di vivere in prima persona il dilemma del racconto.

La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso autore del romanzo: Ian McEwan fa sentire la profondità della scrittura dal primo all’ultimo minuto del film. Da non perdere.

Andrea Ozza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.