Il tuo ultimo sguardo (The Last Face, Usa, 2016) di Sean Penn con Charlize Theron, Javier Bardem, Adèle Exarchopoulos, Jared Harris, Jean Reno, Hopper Penn
Sceneggiatura di Erin Dignam
Drammatico, 2h 11’, 01 Distribution, in uscita il 29 giugno 2017
Voto: 4 su 10
L’ultimo film di Sean Penn, Il tuo ultimo sguardo, è sintomatico dell’incolmabile distanza che passa tra le buone intenzioni e il risultato finale quando Hollywood si intestardisce a voler sensibilizzare gli spettatori su temi quanto mai complessi come quelli che attanagliano da decenni i paesi africani decolonizzati. Nell’impossibilità di voler approfondire le cause alla base del problema, il cinema americano (ma non è il solo) non di rado preferisce raccontare la faccia buona degli aiuti umanitari provenienti dall’occidente colto, benestante e lontano anni luce dalle dinamiche interne che scuotono quella offesa civiltà.
Sembrava impensabile, però, che il regista di Lupo solitario e Into the Wild, notoriamente attivissimo su questi fronti, potesse cedere a una trattazione così ricattatoria e inverosimile dell’argomento, quasi che il narcisismo da star impegnata abbia preso il sopravvento sull’autore sensibile e attento. Penn ha commesso lo stesso errore che, più di una volta, è stato rimproverato a un’altra beniamina delle ambasciate di soccorso nel mondo, Angelina Jolie, ossia raccontare l’orrore da un punto di vista privilegiato e farne spettacolo di massa. Ma se il film prodotto e interpretato dell’ex signora Pitt (Amore senza confini di Martin Campbell) era solo un polpettone sentimentale senza troppe pretese, Il tuo ultimo sguardo porta al trionfo la presunzione malcelata di Penn di infiammare lo schermo con una storia in grado di accostare arditamente la tragedia bellica africana con l’amore impossibile tra un uomo e una donna.
Loro sono Charlize Theron e Javier Bardem, medici senza frontiere che vorrebbero amarsi nonostante la guerra continui a incrinarne i rapporti. Non bastano dieci anni a capire il perché del loro dramma, mentre un abuso selvaggio di flashback e voice over farneticante ci riporta di peso al nocciolo della questione. Il campionario di corpi dilaniati, visceri in primo piano e crudeltà tribali è dispiegato in tutta la sua oscenità pornografica, mentre il valore romantico del racconto annega nel più ridicolo sentimentalismo. Difficile immaginare una sceneggiatura più scadente di quella firmata da Erin Dignam che, oltre a tradurre in banalità ogni possibile ingranaggio drammaturgico (ne fanno le spese tutti gli attori di contorno), riduce l’intera vicenda in uno schematismo tanto scolastico quanto insostenibile.
Che Penn fosse mosso da intenti nobili non può essere messo in dubbio, tuttavia l’alternanza pedissequa di tramonti, lacrime e cadaveri sventrati, unita all’utilizzo ruffiano delle musiche e al cattivo gusto delle scene d’amore, creano un effetto di insincerità che non cala mai durante le oltre due ore di visione. Il regista sfiora molti spunti di riflessione (dalle difficoltà pratiche che i medici sono costretti a fronteggiare per compiere il loro lavoro nelle zone di guerra al dilemma morale che contrappone la soluzione diplomatica all’aiuto sul campo, senza dimenticare l’annosa questione dei bambini soldato) purtroppo destinati a rimanere tali per l’incapacità di scavare nel dolore autentico di una superficie malamente spettacolarizzata.
Il tuo ultimo sguardo celebra il disagio della patina quando Hollywood va in guerra per lavarsi la coscienza, il fulgore dei divi a disposizione della giusta causa e il traumatico effetto di disappunto dello spettatore. Nella realtà il karma ha dato i suoi frutti: durante la lavorazione Penn e Theron facevano una coppia da sogno; a Cannes, dove era presentato in concorso, il film è stato stroncato all’unanimità; i due si lasceranno un mese dopo.
Giuseppe D’Errico
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